Regia di Michael Mann vedi scheda film
Michael Mann torna alle grandi biografie. Dopo aver diretto nel 2001 un film su uno spaccato della vita di Muhammad Alì, torna a ripetere l'operazione con Enzo Ferrari. Il film, erroneamente intitolato “Ferrari” (non propone l'intera vita del costruttore), si focalizza, salvo qualche raro flashback, solo sulla stagione del 1957 dedicandosi soprattutto alla vita privata del commendatore, ai suoi litigi con la moglie e alle scappatelle nella tenuta data in comodato all'amante e al suo erede non ancora riconosciuto. Il ricordo del figlio Dino, le giornaliere visite al cimitero, lo spettro del fallimento, ma soprattutto la sfida con le Maserati e l'imminente Mille Miglia del '57, quella che si concluderà col tragico incidente di De Portago, sono gli argomenti del film. Mann mette in scena i piloti, sfrutta droni per esaltare le scene di corsa, rende orrorifici gli incidenti (con tanto di cadaveri divisi in due con le budella in mostra), ma soprattutto indaga sulla dimensione psicologica dei personaggi. La spinta irrefrenabile a correre dei piloti, la presenza costante della morte e lo sprone ad andare avanti per assecondare una passione che richiede compromessi, fortune varie e la ricerca di aziende più grandi per sopravvivere a costi asfissianti.
Notevole l'interpretazione di Penélope Cruz, ma anche quella di Adam Driver per la loro capacità di cambiare impostazione fisica (si veda come camminano). Tra gli altri spiccano Patrick Dempesey (nei panni della “volpe grigia” Taruffi) e Gabriel Leone (che da corpo al latin lover De Portago). Una pellicola, indubbiamente, per cultori del personaggio, forse non così interessante per gli altri.
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