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Ferrari

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ferrari

di obyone
7 stelle

 

scena

Ferrari (2023): scena

 

Corrono su binari paralleli i biopic su Napoleone ed Enzo Ferrari. Il primo girato da un regista inglese, al soldo di Hollywood, ha fatto i conti in tasca, non senza polemiche, ai cugini d’oltralpe, in violazione della pace restaurativa di Vienna che pose fine all’inimicizia tra francesi e britannici. Il secondo, invece, girato da un regista americano, ha messo il dito nelle piaghe dell’Italia del dopoguerra approcciando un personaggio che diede vita ad un’icona di stile e d’immagine. In entrambi i casi i due registi, Ridley Scott e Michael Mann si sono spesi, senza indugi, in una vistosa operazione di restyling che ha riportato il mito alle umane proporzioni.

Il film di Michael Mann, è bene dirlo, parla poco di auto e di corse. Sguazza nel privato del commendator Enzo Ferrari e smitizza la leggenda di chi creò l’automobile perfetta, veloce, potente, passionale come gli italiani. Strano sia stato un regista americano a raccontare questo scorcio d’Italia. Ancor più strano che l’operazione nasca per il pubblico stelle e striscie, poco appassionato di Formula 1, il palcoscenico su cui le rosse di Maranello si muovono meglio. Gli americani preferiscono la formula NASCAR ma se possono spendere fior di dollari per una macchina sportiva allora comprano il meglio. Su questo non vi è dubbio alcuno. Gli Usa non sono più il mercato di riferimento della casa ma una Ferrari che corre lungo le strade di Los Angeles lascia sempre, dietro di sé, bocche aperte e molta ammirazione. Di ammirazione ne ha ben tanta Michael Mann che al cavallino rampante ha dedicato buona parte della carriera. Come produttore spese idee ed energie nella serie televisiva cult “Miami Vice”. Come regista, nonché produttore, realizzò l’omonimo film del 2006. La serie fu epocale soprattutto perché divenne fenomeno di costume. Influenzò lo stile dell’uomo vincente e rese un gran servigio ad Enzo Ferrari. Le ricadute sul mercato americano dell’automobile furono straordinarie grazie alla mitica Testarossa bianca guidata da Don Johnson e Philip Michael Thomas durante le proprie indagini.

Le camice hawaiane di Tom Selleck e la rossa 308 GST che Magnum P.I. guidava tra le palme di Oahu rese in termini di vendite ben più delle (scarse) vittorie sportive degli anni ’80 sui circuiti del Mondiale. Gli americani, dunque, hanno poco interesse per le corse automobilistiche europee ma per la Ferrari, in quanto brand, ne sanno più che a sufficienza per giustificare la produzione di un film. La passione di Michael Mann, tuttavia, sembra andare oltre gli eventi sportivi e oltre l’immagine del lusso più sfrenato. Il suo “Ferrari” ne è la dimostrazione.

 

Adam Driver

Ferrari (2023): Adam Driver

 

Il film del cineasta di Chicago è ambientato nel 1957, prima, durante e dopo la Mille Miglia di quell’anno, l'ultima nella storia della competizione. Diversamente dal “Napoleon” di Ridley Scott, che concentra vent’anni di storia in pochissimi minuti, il film di Mann abbraccia un periodo brevissimo ma significativo della vita privata e lavorativa di Enzo Ferrari.

Come Scott in “Napoleon” anche Mann pone l’accento sulla sfera privata del protagonista: il matrimonio con Laura e l'amore per Lina. Il triangolo amoroso occupa una parte fondamentale del racconto ma il film non si conclude con esso. C'è parecchia carne al fuoco: la madre Adalgisa, il figlio “bastardo” Piero e naturalmente l’officina dove meccanici e piloti danno lustro alla scuderia. Il tutto sullo sfondo di una storia finita in un tragico schianto. “Ferrari” è un melodramma intenso. Il grande cineasta racconta una famiglia famosa e i segreti di Pulcinella che la misero sotto i riflettori. Il taglio è naturalmente drammatico ma la regia di Mann mantiene facilmente aderenza alla strada anche nelle curve difficili in cui sarebbe lecito aspettarsi qualche sbandata. Mann descrive una comune convivenza deteriorata dalla mancanza di amore e dall’abbondanza di dolore in un Italia che non ammetteva il divorzio e non dava il giusto credito alle donne imprenditrici.

Personalmente non conosco la storia dei coniugi Ferrari per stabile cosa sia vero e cosa sia romanzato in questa ricostruzione. Qualunque siano le verità sul rapporto tra i due coniugi e la collaborazione di Laura Garello alle vicende dell’azienda in quel momento storico, il film funziona molto bene perché è in grado di rendere conto degli stati d’animo dei protagonisti. Il disprezzo di Adalgisa, la profonda inquietudine e l’astio di Laura, la rassegnazione di Linda ed, infine, la netta contrapposizione tra il Ferrari pubblico e quello privato, sempre sul punto di vacillare sotto il peso delle sconfitte sportive ed umane. Laura, matta da legare con la pistola puntata contro il marito, arrogante e gelosa ma capace di insoliti slanci d’amore, è resa da una straordinaria Penelope Cruz che si mangia Adam Driver in un sol boccone. Una rossa fiammante, un bolide da pista che corre ad una velocità ben superiore a quella del marito.

La regia di Mann è tornita su inquadrature ad altezza volante, spettacolari ricostruzioni di incidenti mortali, rombi di motore che intonano la musica di vite oltre i limiti.

 

Penélope Cruz

Ferrari (2023): Penélope Cruz

 

Di questo "Ferrari" rimane il solo rimpianto (chiamatela forse curiosità) di capire cosa sarebbe stato se il regista lo avesse girato in italiano, almeno in parte. C’era comunque lo spazio per un cast internazionale. Un peccato perché il maestro ottantenne ha fatto un lavoro epico di ricostruzione di ambienti e costumi. Dai giornali alle insegne, passando per i documenti bancari. Persino le segnaletiche sulla sicurezza, appese sui muri della fabbrica. Tutto è scritto in italiano ed aderente all'epoca. E numerose sono le citazioni alla cultura nostrana, dai piatti in tavola ai marmi del Canova, dai i versi d'amore di Alfredo e Violetta nella Traviata all'atmosfera della Mille Miglia ricreata con nostalgia.

In sintesi consiglierei a tutti, amanti o meno delle auto, delle corse e della Ferrari, la visione di questo film. Michael Mann non rinuncia al brivido caldo della velocità che vibra nel metallo delle carrozzerie ma non cerca mai la facile strada dello spettacolo condizionato alla percezione distorta e pregiudizievole dell'americano medio che, di fronte a questo film, si troverà spiazzato per la mancanza di spacconate e per l'assenza dei cliché più logori con cui viene rappresentato il nostro paese.

 

Charlie Chaplin Cinemas - Arzignano (VI)

 

Adam Driver

Ferrari (2023): Adam Driver

 

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