Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Ottimo l'esordio cinematografico di Paolo Sorrentino, l'autore delle "Conseguenze dell'amore", con un film di ambientazione napoletana, ma di stile quasi americano, anche se la musa ispiratrice sembra essere il Kieslowski di "Destino cieco", a proposito del quale viene spontaneo pensare: altro che "Sliding Doors"! "L'uomo in più" ha un inizio folgorante, degno del Kubrick di "Full Metal Jacket" (altro modello dichiarato per Sorrentino, e per chi non lo sarebbe?), con quell'uomo che chiude una porta e con gesti lenti e studiati prepara la sfuriata che segue. A parte un che di programmatico, lampante nell'omonimia dei due personaggi che si sfiorano soltanto per un attimo nella Napoli del film, "L'uomo in più" è veramente riuscito, anche grazie a due attori di notevole livello che sanno dare ai rispettivi personaggi gli accenti giusti. Il cantante Tony Pisapia è un misto di Califano e Bongusto, con tanto di problemi giudiziari passati e presenti, ed è un fallito non come cantante ma ancora prima come figlio e come padre, mentre come fratello non ha avuto la possibilità di esprimersi, poiché un polpo gli ha portato via il fratello durante un'immersione. E alla fine si assume l'onere di un'adozione postuma dell'altro Antonio Pisapia, il calciatore. Quest'ultimo ha il comportamento, nei riguardi della vita, di un bambino: studia gli schemi con il Subbuteo, risponde sempre la verità alle domande che gli pongono ecc. È un bambino che tenta invano di diventare grande, come dimostra il passaggio negato da calciatore ad allenatore e il suo incontro/scontro con personaggi più o meno negativi che rappresentano, tutti, la figura paterna: l'allenatore Trevisani, il presidente della squadra, il Molosso. Sorrentino è probabilmente il miglior regista italiano in attività e il capofila di una generazione che non è esplosa con un nuovo "Roma città aperta", ma che fa ben sperare per il futuro del nostro cinema. Lo aiutano, in questa sua prima impresa, due attori eccellenti come Toni Servillo (che collaborerà alla seconda opera significativa di Sorrentino, "Le coneseguenze dell'amore") e Andrea Renzi, il cui personaggio non può non ricordare la tragica figura di Agostino Di Bartolomei.
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