Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Primo lungometraggio firmato Paolo Sorrentino che dopo anni di corti e assistenze alla regia, decise, nel 2001, di dar vita a una narrazione differente, capace di dimostrare il proprio tocco cinematografico innato, dando voce a personaggi e situazioni capaci di descrivere la nostra esistenza in maniera trasversale, innovativa ma comunque profonda. Mischiando tattica calcistica, riferimenti musicali - tutte le canzoni cantate da Toni Servillo sono scritte da suo fratello Peppe (voce e storico leader della Piccola Orchestra Avion Travel) e dallo stesso regista - facendo incastrare ogni tessera del puzzle in maniera sincrona ma imprevedibile sino all'ultima curva.
Nel corso della narrazione è inevitabile vedere l'ombra di un senso di sconfitta che pervade entrambi i protagonisti, imprevedibilmente omonimi e altrettanto diversi fra loro. Incapaci di fare altro nella vita se non essere all'infinito parte del loro microcosmo professionale e personale: l’uno un calciatore di successo, ispirato dalla figura di Agostino Di Bartolomei, per la serietà con la quale indifferentemente scende in campo o si pone nei confronti di chiunque. L’altro un cantante neo melodico che pare ispirato alla figura di Franco Califano, per via delle medesime ombre di successo e caduta che ne hanno caratterizzato tutta l'esistenza. Una storia nata quindi per raccontare le vite parallele di questi due uomini programmati sin da subito per ‘uscire sconfitti’. Due omonimi che come dicevamo risultano essere profondamente differenti. Il primo fin troppo serio, taciturno e desideroso di riconvertirsi nel ruolo di allenatore. Perché al calcio non può proprio rinunciare. L’altro uno sbruffone incapace di vedere la propria vita lontano dal palco sul quale sale ormai da quarant’anni.
Per entrambi però il destino è dietro l’angolo, pronto a spezzarne i sogni e a farli incontrare, solo per qualche istante, per farli rendere consapevoli di come la vita possa dare e riprendere in pochi istanti, quelli sufficienti a una gamba per potersi fratturare o a un cantante supponente per commettere un errore capace di spazzarlo via in pochi secondi.
Completano quest’opera prima, solo all'apparenza troppo lenta, ma anche altrettanto accattivante: un soggetto solido, poi ripreso successivamente dallo stesso Sorrentino per il suo Hanno tutti ragione, libro in concorso al premio strega 2010 nel quale fa nuovamente capolino ‘Tony’ Pisapia, in questo caso con il nome di ‘Tony’ Pagoda. A questi si aggiungono; una serie di recitazioni intense, chiare, efficaci, fra le quali vanno sottolineate oltre alla prova del solito impeccabile Servillo, ancora oggi a distanza di oltre venti anni vero feticcio e portafortuna di Sorrentino, capace di dar vita a un iconico monologo finale. Anche quella di Andrea Renzi, che in tempi più recenti abbiamo saputo apprezzare in Gomorra - La serie (id.; 2014 - 2021), qui nel ruolo di un calciatore decisamente fuori da qualunque gioco di potere.
Vincitore del Nastro d'argento 2002 e del CIAK d'oro 2002 per l'esordio alla regia e alla sceneggiatura di Paolo Sorrentino. Accolto da pubblico e critica come una pellicola imprescindibile fra quelle degli ultimi venti anni, L'uomo in più rappresenta uno sguardo nella vita di ognuno di noi e di come il destino possa voltarci le spalle senza guardare in faccia a nessuno.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta