Regia di Tim Burton vedi scheda film
Un pilota compie un atterraggio di emergenza su uno strano pianeta, ritrovandosi immerso in un luogo brutale e primordiale, dove a comandare sono le scimmie, mentre gli esseri umani sono perseguitati e ridotti in schiavitù dai tirannici primati.
"Non si manda mai una scimmia a fare il lavoro di un uomo."
Non spenderò molte parole per questa discreta pellicola, a mio personale avviso, la peggiore diretta da Tim Burton. "Planet of the Apes" venne (e viene ancora oggi) stroncato completamente sia da pubblico che da critica, considerato addirittura come un qualcosa di orribile e aberrante. Ora, come ho già detto, è tra tutte (per me) l'opera peggiore di Burton, ma da qui alla soglia dell'aberrante ce n'è tanta di strada da percorrere. Lo stile elegante e gotico "Burtoniano" è percepibile nelle scelte estetiche, in primis nelle scenografie e nelle magnifiche armature indossate dai primati. La pellicola ha, in ogni caso, l'obbiettivo di intrattentere con molteplici sequenze d'azione, il tallone d'Achille di Tim Burton. Di fatti, la mano tecnica del regista statunitense in "Planet of the Apes" è quasi assente, come se l'avesse diretto un qualsiasi altro "registucolo". Ottimo il cast, formato da Mark Wahlberg (Capitano Leo Davidson), Helena Bonham Carter (Ari), Tim Roth (Generale Thade), Michael Clarke Duncan (Colonnello Attar) e Paul Giamatti (Limbo).
Per Tim Burton, "Planet of the Apes" non è stato altro che un mezzo per racimolare la somma del budget necessario a realizzare l'opera successiva "Big Fish", una delle "creature" più belle e geniali che siano mai state "partorite" dalla sua mente. Non un capolavoro, ma nemmeno uno schifo come molti lo definiscono, un semplice film d'intrattenimento. Fatto sta che il genio di Burton non vive di certo qui.
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