Regia di Alejandro Amenábar vedi scheda film
Grace (Nicole Kidman) è una donna che va a vivere con un figlio e una figlia ancora piccoli dentro una a vecchia dimora. Presto si presenteranno alla porta tre domestici che deciderà di assumere. Le istruzioni della donna sono precise: tutte le finestre della casa devono restare chiuse, in quanto i bambini hanno una malattia che gli rende intollerabile la luce del sole. Tuttavia, oltre a questo problema, se ne aggiunge un altro: delle presenze misteriose iniziano a manifestarsi nella casa.
Difficile parlare di questo bellissimo film di Amenábar (da lui sia scritto che diretto, traendo liberamente spunto da Il giro di vite di Henry James) senza anticipare il finale che lascia di stucco - un colpo di scena orchestrato alla perfezione e davvero stupefacente. Si può dire però rimanendo sul generico che - come aveva già fatto in Apri gli occhi - il regista si diverte a muoversi sulla sottile linea che divide realtà e sogno, ciò che appare da ciò che è. Ma questa impronta “filosofica” e metafisica non appesantisce né rende meno fluida la storia: la narrazione è sempre tesa ed efficace, mentre piccolo indizi - mai pienamente rivelatori - ci suggeriscono che esiste qualcosa al di là di quello che ci viene mostrato: una sovrastruttura che imprigiona i personaggi e ne determina i comportamenti. Qui Amenábar mette in scena un vero ribaltamento: la realtà (una realtà trascendente, ma pur sempre una realtà) è esattamente l’opposto di quella che appare. Ottima l’interpretazione della Kidman, qui accostata a Grace Kelly, una delle più notevoli della sua carriera.
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