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The Others

Regia di Alejandro Amenábar vedi scheda film

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La recensione su The Others

di GIANNISV66
10 stelle

Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere. Vecchio proverbio che ben si presta a riassumere la vicenda che Amenàbar ha voluto narrare in questo suo lavoro, opera che ad oggi rappresenta il vertice della sua carriera.

Una algida, compassata e inappuntabile Nicole Kidman nei rigorosi panni di una signora della buona borghesia inglese, vive reclusa in un lugubre maniero assieme ai suoi figli, nell'attesa che il marito torni dalla guerra.

L'angoscia dettata dalla mancanza di notizie sull'amato coniuge è aumentata dai problemi contingenti con cui la donna deve lottare ogni giorno, a cominciare dalla strana malattia che affligge i due bambini, una forma di allergia alla luce che li obbliga a vivere nella penombra, per proseguire con la gestione dell'enorme magione, abbandonata dal personale di servizio, nelle cui stanze e corridoi sembrano manifestarsi misteriose ed inspiegabili presenze.

L'arrivo, in apparenza casuale, di tre domestici, due donne e un anziano, sembra portare almeno un po' di sollievo alla stremata padrona di casa, ma le pagine più importanti della storia attendono ancora di essere tracciate.

 

The Others è di fatto la rilettura che Alejandro Amenàbar fa della lezione di Hitchcock, riproponendo temi ed atmosfere che sono stati la cifra stilistica del grande Alfred. Sono molti i passaggi del film in cui aleggia lo spirito del maestro londinese, a partire dalla protagonista che per l'eleganza austera e la sofistica e fragile bellezza richiama certi personaggi interpretati da Grace Kelly (e non è certo un caso se il personaggio interpretato dalla Kidman porta il nome di Grace).

Le atmosfere cupe e ombrose che avvolgono i protagonisti, la ricerca del dettaglio (dai piani sequenza sulle porte chiuse delle stanze fino allo specchio della camera dela protagonista che riflette il letto vuoto, nella scena del dialogo fra Grace e il marito ritornato, dettaglio su cui il regista pare insistere come a voler connaturare quel passaggio di un forte simbolismo) e, soprattutto, l'uso della suspance seguendo rigorosamente i dettami hitchcockiani.

Qui davvero tutto richiama gli insegnamenti di Sir Alfred.

Se è lecito parlare di omaggio, è altrettanto doveroso riconoscere la grande abilità del regista spagnolo che, pur seguendo le indicazioni di uno dei più grandi maestri del cinema, al contempo non rinuncia alla propria cifra stilistica lasciando intravedere tra le righe alcuni temi che affronterà in altri lavori, a partire dalla critica alla religione (in particolare quella cattolica) come contenitore di vuoti formalismi cui aggrapparsi e sottomettersi in una negazione della realtà, critica che si esplica nella religiosità bigotta e vuota della protagonista e che sarà alla base del deludente e scombinato Agorà.

Inoltre, Amenàbar in qualche maniera si distacca dal suo maestro ponendo la storia di The Others sotto la prospettiva del soprannaturale (cosa decisamente estranea ad Hitchcock), fino alla soluzione finale che lascia lo spettatore di stucco.

 

Si è tentato di sminuire questa pellicola ponendo in risalto i debiti del suo autore verso altre pellicole con tema analogo (in primis Il Sesto Senso di Shyamalan, ma anche alcuni titoli meno celebri dell'horror degli anni '70) o per il fatto che la storia in fin dei conti è fortemente influenzata dal racconto Il giro di vite, capolavoro di Henry James.

Tuttavia negare l'assoluta validità di un prodotto finale in cui la storia si sviluppa come il movimento di un complicato meccanismo senza che un ben che minimo ingranaggio giri a vuoto e senza che ci sia un solo intoppo nelle varie componenti, equivarrebbe ad una arrampicata sugli specchi.

Siamo in presenza di uno dei migliori thriller che il cinema abbia prodotto negli ultimi decenni, poco importa che la componente soprannaturale rivesta qui un ruolo fondamentale, cosa che d'altra parte è innegabile. Ma limitare questa pellicola alla categoria dell'horror appare davvero troppo riduttivo.

Viene da pensare in conclusione, e chiedo perdono per l'ardire, che questa pellicola avrebbe potuto essere un prodotto dell'ingegno hitchcockiano se il magnifico Alfred si fosse accostato all'occulto.

 

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Ultimi commenti

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  2. GIANNISV66
    di GIANNISV66

    Evidentemente è un film che ha diviso: quattro interventi e quattro diverse valutazioni. Non è un difetto, un film che fa discutere riesce comunque a sollevare dubbi, a trasmettere emozioni diverse, un film così insomma non lascia indifferenti.
    La valutazione assoluta, ovviamente, non è possibile farla, ciò che per me è un lavoro di alta qualità può, legittimamente, non esserlo per gli altri e viceversa.
    Ma resta anche per me,caro Adolfo, il piacere di leggervi. Un saluto a tutti.

  3. luabusivo
    di luabusivo

    Film visto qualche anno fa. La memoria mi tradisce. Kidman perfetta. Sceneggiatura un po' cllaudicante in alcuni tratti. Lezione di thriller con riferimenti a Hitch: espedienti dal grande Maestro. Concordo in buona parte con l'analisi di Gianni. Dissento sulla funzionalita

  4. luabusivo
    di luabusivo

    Del soprannaturale. Ne sono allergico per natura.

    1. GIANNISV66
      di GIANNISV66

      Se sei allergico al soprannaturale decisamente questo per te è un film da evitare.........

  5. SissyD
    di SissyD

    Gran bella recensione. Davvero perfetta. So che ami la fantascienza e ti rivelo una chicca: l'attore che interpreta il marito disperso è Christopher Eccleston ovvero uno degli interpreti del Dottore in Doctor Who. Ah pure a te non è piaciuto Agorà? Mi dovrò decidere a vederlo

    1. GIANNISV66
      di GIANNISV66

      Grazie per l'informazione su Eccleston, non lo sapevo. Quanto ad Agorà.........discorso complesso, quando lo vedrai (comunque merita una visione) magari ne parleremo.

  6. Roger Tornhill
    di Roger Tornhill

    Ciao!

    Anche per me ottimo film (così come Agorà, ma qui non concordiamo: già ne parlammo tempo fa :)), ma tra i tanti riferimenti come fonte d'ispirazione, a parte i classici Giro di Vite tra i romanzi o Il Sesto Senso tra i film, viene omesso quello forse più importante, quello alla base della storia, il fulcro di tutta la vicenda.

    E pare strano che nella recensione di Film TV il film di Amenàbar venga solo paragonato ad una delle più grandi serie tv di sempre, la mitica Ai Confini della Realtà. Perché ho scoperto per caso pochi mesi fa, che proprio ad un episodio di questa vecchia serie televisiva deve l'ispirazione.

    Quest'estate Rai3 replicava i classici episodi in bianco e nero della serie tv ideata da Rod Serling. Iniziai a vederne uno quasi alla fine e in quei cinque minuti rimasi sorpreso per il quasi identico colpo di scena finale del film con la Kidman.

    Molte le affinità: in entrambi una donna aspetta speranzosa che il marito, disperso in guerra, faccia ritorno da lei, benché cambi il periodo storico. Idem per le visite a casa sua di personaggi esterni, i tre servitori per The Others e il sergente per Ai Confini della Realtà.

    Non so se Amenàbar abbia mai rivelato di aver preso spunto da questo episodio, ma credo sia evidente.

    In ogni caso il suo film (che per me resta molto valido) è sviluppato ed arricchito da vari elementi, che ovviamente nel breve episodio dal budget ridotto mancano.

    Se volete controllare vi allego sotto il link all'episodio in questione: The Passersby (La Via del Ritorno).

    Giudicate un po' voi: https://www.youtube.com/watch?v=rLO3CKoLWUc />

    E sempre ad un altro episodio di Ai Confini della Realtà (anzi, da un racconto di Ambrose Bierce "Accadde al ponte di Owl Creek") si deve molto probabilmente lo spunto ispiratore per un altro film molto bello e altrettanto "misterioso" e dal finale a sorpresa, il migliore film di Adrian Lyne e paradossalmente il suo più grande flop.

    Sto parlando di "Allucinazione Perversa" (Jacob's Ladder), con un magnifico Tim Robbins. Se non l'avete mai visto è senz'altro da riscoprire, ovviamente senza sbirciare di cosa parla il racconto di Bierce o l'episodio di Ai Confini della Realtà, se non volete rovinarvi la sorpresa. Potete sempre farlo dopo...

    Ciao a tutti. :)

    1. GIANNISV66
      di GIANNISV66

      Premetto che questa è una rsiposta SPOILER quindi chi non ha visto il film si astenga dal leggerla.
      Dunque storie horror, o meglio di fantasmi, in cui i protagonisti sono morti che non hanno coscienza del loro stato di trapassati credo ne esistano parecchie. Soprattutto in letteratura.
      "An Occurrence at Owl Creek Bridge" di Ambrose Bierce, che anche tu citi, è probabilmente l'esempio più celebre.
      Tempo fa lessi da qualche parte (ma dove? E chi se lo ricorda) che il film di Amenàbar era debitore di almeno un paio di pellicole degli anni 70, le quali avevano lo steso escamotage.
      In realtà ciò che rende questa pellicola nettamente superiore ad altre simili non è l'originalità del colpo di scena (che comunque è dosato benissimo) bensì la costruzione della tensione, la narrazione sviluppata su tempi perfetti, mai un minuto fuori posto, mai un'inquadratura superflua.
      Se c'è qualcuno che potrebbe accusare Amenàbar di plagio, ebbene quello è (o meglio sarebbe, se fosse vivo) il grande SIr Alfred, perché questa pelicola trasuda Hitchcock da ogni fotogramma.
      Ma in realtà ho la presunzione di pensare che il grande maestro britannico avrebbe applaudito un suo così bravo allievo.
      Grazie per il gradito intervento!

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