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Adagio

Regia di Stefano Sollima vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Adagio

di axe
8 stelle

Roma. Il sedicenne Manuel è costretto da alcuni carabinieri deviati a partecipare ad una festa "trasgressiva" che si tiene all'interno di un palazzo in centro città. Porta con sè una telecamera nascosta; lo finalità è documentare la presenza in tal contesto di un personaggio politico di primo piano, nell'ambito di un più esteso ed indefinito progetto criminale. Scoperta un'altra telecamera, che lo riprende mentre fa uso di cocaina, Manuel fugge. Il gruppo d'azione costituito dai carabinieri e comandato dal graduato Vasco si getta sulle tracce del ragazzo, il quale a sua volta trova ospitalità presso conoscenti del padre adottivo, ex-membro della Banda della Magliana; gente dura, disillusa e con poco da perdere. Stefano Sollima, già regista di "A.C.A.B. - All Cops Are Bastards" e "Suburra", torna a raccontare una Roma senza speranza, terreno di caccia per predatori di ogni sorta, sconvolta da esplosioni di violenza scatenate dalla contrapposizione tra quanto rimane di alcuni valori ... ed il più amorale egoismo. La periferia della città è sconvolta da incendi; aria torrida, irrespirabile; blackout continui; servizi essenziali non più garantiti. Con tale caos di sfondo, tre carabinieri di un reparto operativo, guidati da un superiore determinato ed abituati ad agire in borghese, mettono i loro privilegi e capacità al servizio del miglior offerente. Hanno diverse soglie oltre le quali non sono disposti a spingersi. Vasco è particolarmente privo di scrupoli. Egli vive con due figli nel basso di un palazzo popolare; possiamo intuire che è vittima di una separazione litigiosa e non sa come far fronte alle spese. Dunque agisce per conto di chi può ben pagarlo, il quale, tramite un intermediario, chiede di documentare i diversi vizi di un personaggio pubblico, per finalità evidentemente non lecite. Vasco sceglie di servirsi di Manuel, non ancora maggiorenne; cresciuto in un contesto di abbandono e criminalità, il ragazzo è stato sorpreso nel prostituirsi ed è ricattato dal carabiniere. Intenzionato a sfuggire al controllo di Vasco e assolutamente privo di fiducia nei confronti delle istituzioni, Manuel si rivolge ai conoscenti del padre adottivo, soprannominato "Daytona". I due, "Polniuman" e "Cammello", formano, con il tutore di Manuel, un ben triste trio. Anziani avanzi di galera, sopravvissuti ad anni di crimine, minati nel corpo e nella mente - "Daytona" è affetto da demenza senile, "Polniuman" è cieco, "Cammello", malato terminale di cancro - i tre, pur non nutrendo nei confronti degli ex-compagni sentimenti positivi, riconoscono in Manuel una persona da aiutare. Hanno superato da tempo l'età in cui si desiderano beni materiali, non sono più mossi da brama di potere o di piacere, ne' da gusto per l'avventura. Sentono prossima la fine; qualche valore positivo, in loro, può emergere; essi sono affini ad una morale primigenia, la quale consente di distinguere il giusto dallo sbagliato, a prescindere da ogni riferimento normativo. Offrire assistenza a Manuel, tanto giovane da avere ancora la possibilità di migliorare e vivere serenamente, è un'estrema possibilità di redenzione e, contemporaneamente ... quello che è giusto fare. Da quanto comprendiamo, i tre maturi criminali hanno trascorsi importanti. Una gioventù pericolosa, violenza, sangue, morte, piaceri intensi vissuti senza preoccuparsi troppo del futuro. Ma quest'ultimo, poi, è arrivato, ed è il nostro presente. Malvestiti, soli, acciaccati, ridotti a vivere in appartamenti modestamente arredati, il mondo non ha più memoria del loro nome. Anche negli ambienti criminali, la gloria è un qualcosa di effimero. Ognuno di loro ne è consapevole ed agisce per evitare che Manuel segua la loro sorte; il loro sacrificio li rende i personaggi meno peggiori del racconto. Ottima interpretazione per Pierfrancesco Favino, il quale offre un'ulteriore prova della sua versatilità; è quasi irriconoscibile nelle dimesse sembianze del "Cammello", personaggio sofferente il quale vorrebbe trascorrere l'ultimo periodo della sua vita in compagnia della ex-moglie, pur vivendo con lei da separato in casa, eppur pronto a mettersi in gioco un'ultima volta. Toni Servillo è "Daytona", un anziano la cui ragione va e viene. Sfrutta un barlume di lucidità per affrontare con determinazione i persecutori del figlio adottivo; lo vediamo, dunque, in una sorta di doppo ruolo. Valerio Mastandrea è "Polniuman", presente in scena in poche ma intense sequenze. Manuel, tanto giovane quanto già esperto delle brutture del mondo, le quali sceglie, ad un certo momento, di (tentar di) lasciarsi alle spalle, è interpretato da Gianmarco Franchini. Adriano Giannini è Vasco. Il suo personaggio non ha alcun rispetto per il ruolo di carabiniere e quanto ne deriva; gli serve denaro e sfrutta il modo più semplice per procurarselo. Non è mosso da avidità, bensì da rabbioso istinto di sopravvivenza. Tra i suoi collaboratori, spicca Bruno, dall'accento campano, impersonato da Francesco Di Leva. La fotografia predilige tinte cupe e tonalità fredde anche nelle scene diurne, ravvivate dal sangue, che scorre copioso, e dal bagliore degli incendi, visibile all'orizzonte nelle sequenze aeree. Della città di Roma non sono inquadrati i luoghi che la rendono famosa in Italia ed all'estero; vediamo le sue mal manutenute strade, i palazzi popolari, le ferrovie, le stazioni. Zone residenziali cresciute selvaggiamente e poi divise da vie di comunicazione, come il quartiere del Mandrione, con la ferrovia che costeggia l'Acquedotto Felice o i palazzi sormontati dalla Tangenziale Est; grandi viali, i bar dei distributori come oasi. Il ritmo del film è sostenuto. La narrazione prende il via in medias res, i ruoli dei personaggi non sono immediatamente definiti. Lo spettatore prova un naturale straniamento, poichè, quelli che ci aspettiamo siano i "buoni", appartenenti alla rassicurante Arma dei Carabinieri, sono i personaggi "quasi peggiori" del racconto. I veri "cattivi" si intravedono. Sono quelli che hanno soldi e potere, viziosi, infidi, traffichini, i quali da sempre imbastiscono oscure trame e spingono altri ad uccidere ed uccidersi nella contesa per briciole che cadono da tavole ben imbandite. Sforzi vani, morte e sacrifici inutili. Tutto ciò è destinato ad essere superato da nuovi eventi, intrecci, scherzi del destino, mentre la città continua a bruciare. Poliziesco d'azione intenso, pessimista, ben recitato, appassionante, discretamente sceneggiato, dà conferma del valore di un regista che difficilmente sbaglia il colpo.

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