Regia di Mimmo Paladino vedi scheda film
Oggetto insolito e bizzarro quest'opera seconda (dopo Quijote) di Mimmo Paladino, che - per chi non lo sapesse - è uno degli esponenti di punta (pittura, scultura, visual art) - dell'arte contemporanea italiana, con riconoscimenti nel mondo. A partire da testi di Dante Alighieri, Roberto Alajmo, Mimmo Borrelli, Eduardo Cicelyn, Michele Emmer, Enzo Moscato, Silvano Nigro, Aldo Nove e Franco Scaldati, il film - che non è né un documentario, né un tentativo di riduzione in immagini e testi della commedia dantesca - assembla quadri neppure troppo suggestivi, brandelli del XXIII canto dell'Inferno recitati in napoletano e deliri assortiti, il tutto al servizio di un mezzo plot narrativo di impronta picaresca in cui i magi della pittura (Bruni), del teatro (Haber) e della poesia (D'Angelo) vanno alla ricerca del magio della musica (De Gregori). Puro onanismo intellettuale, che non emoziona, non suggerisce alcuna lettura plausibile e si propone come integrale operazione autoreferenziale, disposta solo a far risuonare la propria presunzione. Il pezzo di Rubini (che riecheggia La stazione, il suo film d'esordio) è decisamente il migliore.
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