Regia di Gianluca Rame vedi scheda film
Dario Fo (1926-2016): personaggio scomodo della cultura italiana, soggetto a bandi e censure, tenuto decenni lontano dalla televisione pubblica, eppure al tempo stesso capace di riempire platee ovunque andasse a recitare i suoi testi stravaganti e impegnati; autore tradotto e rappresentato in tutto il mondo, premio Nobel per la letteratura 1997, Fo è stato senza dubbio un 'mistero buffo' all'italiana.
Tutto comincia dalla fine, in questo documentario: Dario Fo porta in scena il suo testo più rappresentativo, Mistero buffo, all'auditorium del Parco della musica di Roma, il primo agosto 2016; sarà l'ultima volta per l'attore e drammaturgo che si spegnerà poco più di due mesi più tardi. È l'epilogo di una carriera gigantesca, ma talmente da risultare ingombrante per il panorama nostrano: nell'arco dei suoi settant'anni sul palco Dario Fo si è visto censurare, insultare, processare e calunniare costantemente e neppure il Nobel per la letteratura del 1997 ha definitivamente chiarito la statura eccellente dell'autore di Mistero buffo. Tra le 'colpe' del Nostro c'è stata senz'altro la scelta di inserire argomenti civili nei suoi testi e di farli sprofondare nella politica – e in quella quotidiana contemporanea, per di più; ma la dimensione dei classici (e Fo a essa aspira, senza ombra di dubbio) è tale da permettere loro di essere attuali in qualsiasi luogo e in qualunque epoca. Ecco perché in questo lavoro assistiamo anche alla messa in scena di Morte accidentale di un anarchico in Argentina e di Clacson, trombette e pernacchi in Turchia. Gianluca Rame, nipote di Franca Rame – onnipresente nel lungometraggio, ça va sans dire – dirige e scrive (insieme a Piero d'Onofrio) un omaggio inappuntabile a un Maestro del Novecento italiano; un tributo preciso e autorevole nelle testimonianze tra i tanti, di Gad Lerner, Roberto Vecchioni, Ornella Vanoni, Paolo Mieli, Gianni Minà, Stefano Benni. Poco oltre l'ora e mezza di durata, produzione Clipper e Rai documentari. 6,5/10.
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