Regia di Giles Gardner, James Ivory vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 17 - PREMIO ALLA CARRIERA A JAMES IVORY
Nel lontano 1960, il giovane documentarista americano James Ivory riceve il lauto compenso di circa 20mila dollari per girare due documentari, finanziati dal patrimonio dei Rothschild.
Una ingente somma, soprattutto se rapportata a quegki anni ormai lontani, e che il regista pensa di utilizzare per un viaggio in India.
Ma poi, trovando il clima afghano più similare a quello dell'Oregon ove visse da giovane, ovvero meno caldo di quello indiano, Ivory decide di fare prima una tappa nello stato afghano.
A documentare tratti umani, civili ed etico-sociali di una società così chiusa in se stessa da apparire come un territorio vergine allo stile di vita Occidentale.
Allora i talebani e le inflessibili imposizioni della cultura promulgata da quella forma di integralismo islamico che li caratterizza, non esisteva, così come a Kabul l'influenza americana e russa non aveva ancora avuto luogo.
L'Ivory dei nostri giorni, lucido 94enne in forma fisica eccellente, si ritrova tra le mani il materiale girato in quell'inizio anni '60, e lo stupore di rivedere le immagini di un territorio così radicalmente mutato da sconvolgimenti bellici e civili, lo spinge a rimettere mano a quel lavoro rimasto incompiuto, coniugandolo con le immagini dell'Oregon della propria giovinezza, con le parole sagge del re Barbur del 1500, discendente di Gengis Khan nonché esule per scelta e virtù.
Il gran regista americano lega l'incompiutezza di questo suo interessante lavoro di ricerca, che presenta anche chicche di valore che spaziano dalla ripresa di donne ben più libere nel vestire di quanto non lo siano ai giorni nostri, alle vedute dei monumenti di Bamyan che poi furono fatti esplodere dalla follia persecutoria dei talebani, al sodalizio artistico e sentimentale che lo vide legarsi al produttore indiano Ismail Merchant, a cui si unì poi lavorativamente la sceneggiatrice indiana Ruth Prawer Jhabvala. Un trio artistico che diede valore e smalto al talento del grande regista, e rese armoniosa e riuscita la vita privata del celebre cineasta, gran signore degli adattamenti letterari, da autori come E.M. Forster a Kazuo Ishiguro.
A cooler climate, oltre ad un viaggio a ritroso alla riscoperta di antichi dettagli storico-civilistici quasi dimenticati, si trasforma in una riflessione sulla compiutezza di un percorso umano ed artistico che ha trasformato James Ivory in un autore sincero e raffinato, orgoglioso e coraggioso nel portare avanti con orgoglio una propria scelta di vita e sentimento che non ha mai ammesso fraintendimenti o strategie di copertura.
"Ismail Merchant ed io continuammo la nostra collaborazione per sempre. Penso che una affinità del genere tra due uomini gay, come fu quella tra me e Ismail potrebbe portarli oggi a governare il mondo".
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