Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Non c è il McGuffy
Il McGuffy questa volta non c'è. È così se vi pare, punto e basta.
Il film ci porta a pensare agli schemi, alle idee con cui ci approntiamo alla nostra visione del mondo, alle nostre scelte, trasformando cinematograficamente la decisione privata, come scelta politica globale, specie quando, la "voce/visione interiore" proviene da un qualcosa di superiore (Dio???), che diviene sostanza, destino.
Come il Vecchio Testamento insegna, tramite, ad esempio: la costruzione dell' Arca da parte di Noè o il sacrificio di Isacco.
Se è religione questa, allora, permea tutto il film, tratto liberamente da un romanzo, ma che possiede un filo rosso di congiunzione con alcuni libri di Stephen King, vero demiurgo della voce interiore.
Il prodotto quindi è, a tratti, di una sciocchezza disarmante, ma permette a Shyamalan, di continuare una certa politica d' autore che si rifa' direttamente ad A. Hitchock, e riesce sempre ad essere godibile, nel suo intrattenimento. Lo script nasce spesso dal senso di colpa, giudaico, cristiano, calvinista o protestante che sia, certo che una domanda è d' obbligo per un vecchio anarcoindividualista come me, ma questo mondo merita di sopravvivere?
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