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Bussano alla porta

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su Bussano alla porta

di Gangs 87
6 stelle

 

Eric e Andrew, insieme alla loro figlioletta Wen, si apprestano a passare una vacanza in una baita sul lago circondata da un bosco. Improvvisamente irrompono nelle loro vite quattro persone che gli preannunciano che sono stati scelti per prendere una decisione molto difficile dalla quale dipenderà la sorte del mondo.

 

M. Night Shyamalan è tornato, dicevano. Eppure questo Bussano alla porta, sembra non decolli mai veramente. In quello che è l’adattamento cinematografico del romanzo La casa alla fine del mondo il regista decide di scombinare le carte, adattando il libro ad una diversa idea narrativa. Eleva l’apocalisse biblica a verità assoluta ed effettiva, difficile da credere e da mettere in conto, cambia alcuni eventi, sposta i protagonisti e livella tutto ad uno stato di perbenismo che accontenta lo spettatore medio.

 

Il poco convincimento causato da ciò che vediamo, per assurdo, non deriva dalla possibilità che l’apocalisse si avveri ma dal modo in cui i due coniugi affrontano la venuta dei quattro sconosciuti e le conseguenti rivelazioni che man mano fanno, con tanto di prove documentali che ciò che loro predicono (che hanno visto attraverso visioni comuni) poi si avvera. Non si capisce mai se la loro è paura, diffidenza o semplicemente puro egoismo che, unito all’istinto di sopravvivenza, diventa poi l’unica arma che hanno per combattere gli invasori.

 

L’impressione è che Shyamalan abbia sbagliato la messa in scena, dando importanza ad alcuni valori piuttosto che ad altri. E se l’amore per la famiglia e per l’altro che è il tuo prossimo più vicino, è onnipresente e potente, è totalmente esclusa la minima possibilità di comprensione o la razionale capacità di mettere in conto che chi secondo loro mente potrebbe invece dire la verità, per quanto troppo angosciante da accettare.

 

Motivo per cui lo stesso finale che esula dalla razionalità diventa difficile da accettare, non avendo fornito allo spettatore delle motivazioni che possano definirsi logiche, almeno secondo quella logicità messa in opera fin dal primo momento da Eric e Andrew: decisi e ostinati a mantenere la loro affettiva isola felice si lasciano ingannare pur senza credere a ciò che vedono? Assurdo!

 

Se pensiamo che per condurre al sacrificio di uno (scettico) per il bene di molti (arroganti) non bastano le ripetitive, drammatiche, situazioni che per quanto drammatiche, scemano gradualmente lo sgomento e diventano ben presto la normale causa della sopravvivenza familiare a affettiva, preservata fino agli ultimi minuti della pellicola solo per illuderci che è proprio vero che l’egoismo governa il mondo, regalandoci un finale conformista che salva, ancora una volta, le apparenze.

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