La recensione su Bussano alla porta

di alan smithee

8 stelle

AL CINEMA

L'arrivo improvviso di uno sconosciuto è normale che destabilizzi. Anche se ci si trova in una abitazione di vacanza, che comunque fa presto a diventare il proprio rifugio ed il luogo in cui affidarsi alla considerazione dei propri cari.

La bella bimba di origini asiatiche di nome Wen, trascorre una vacanza in uno chalet di montagna con i suoi due papà adottivi che la amano più di ogni altra cosa, e che vedono in lei la ragione di tutto quello per cui conta vivere.

Quando nel bosco la bimba viene avvicinata da un uomo corpulento ma gentile, dall'aria un po' imbarazzata, ma cordiale, che le chiede informazioni riguardo ai propri genitori, la bimba, intenta a raccogliere grilli, rimane un po' disorientata sulle prime, fino a spaventarsi e a rinchiudersi in casa.

Lo straniero risulterà accompagnato da altre tre persone, un ragazzo e due donne.

I due genitori della bimba chiederanno agli sconosciuti di allontanarsi e di lasciarli in pace, ma la situazione finirà per precipitare, attraverso l'irruzione nel domicilio della famiglia, motivato dalla più insolita ed insieme sconvolgente delle rivelazioni.

Inutile e poco opportuno specificare oltre.

Sta di fatto che i destini dell'umanità sono in pericolo, ed il tempo per cercare una soluzione è molto limitato.

Nikki Amuka-Bird, Dave Bautista, Rupert Grint, Abby Quinn

Kristen Cui, Jonathan Groff, Ben Aldridge

Il motivo per cui la famiglia in questione costituisca la posta in gioco per scongiurare la più nefasta delle apocalissi, è il perno centrale del film, e chiunque ne prenderà visione sarà in grado di comprenderne le dinamiche, accettando o meno le soluzioni narrative che il regista Shyamalan ci propone.

E' lecito restare allibiti o quantomeno disarmati dinanzi ad una storia inquietante e cupa come quella che sta alla base di Bussano alla porta.

Ma è anche impossibile non notare come l'apprezzato e certo pure controverso regista di Il sesto senso, Signs e The Village riesca a dosare la suspense in modo magistrale, giocando sui particolari che risultano da intensi primi piani, e dalle sfaccettature espressive che il gran regista riesce a cogliere anche in capo a personaggi come il possente Dave Bautista, che, senza troppo togliere o negare alla media delle prestazioni fornite in oltre un decennio di carriera in blockbuster quasi sempre fortunati, non è propriamente stato noto per le inequivocabili doti espressive vantate nelle parti che lo hanno impegnato.

Il film di M. Night Shyamalan fa della tensione il suo punto di forza, ponendo lo spettatore, inevitabilmente votato a dar credito agli istinti di preservazione che motivano la famiglia aggredita, a porsi piuttosto presto dei dubbi fondamentali, che potrebbero ribaltare la situazione e rendere accettabili, o quanto meno credibili, i presupposti apparentemente folli ed invasati che animano i propositi letali dei quattro insoliti pellegrini.

Bussano alla porta riporta in auge le quotazioni di un regista notevole, ma talvolta un po' balzano e non sempre centrato, che spesso non riesce a convincere appieno nelle svariate prove che hanno caratterizzato la propria intensa attività di regista e sceneggiatore.

Probabilmente è dai tempi dell'altrettanto inquietante Split (2017), che il cineasta di origine indiana non riusciva a mettere a punto un film così convincente e riuscito.

Ottimo e convincente il cast, che annovera oltre al citato Bautista, anche Jonathan Groff e Ben Aldridge, davvero bravi a scandagliare le sfaccettature che affliggono i due membri della coppia omosessuale vittima di quello strano assalto ragionato.

Lo stesso Shyamalan, come è consuetudine ormai, non si nega ad una bizzarra comparsa in stile hitchcockiano, questa volta nei panni di un eccentrico venditore di oggetti da cucina presso un programma televisivo.

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