La recensione su Bussano alla porta

di giulmar

7 stelle

Si ritorna al classico stile del regista indiano, atmosfere da "e venne il giorno" interessante ma non molto entusismante

Sala deserta, i circa 200 posti a sedere tutti liberi tranne il mio, terza fila centrale, silenzio assoluto, una proiezione che potremmo dire “ad personam”, la condizione migliore per gustare un film di Shyamalan. Inizio strepitoso, primo piano sull’erba dove qualcuno avanza lentamente, e più in la c’è una bambina che raccoglie cavallette, luce fredda come in “ e venne il giorno” stessa atmosfera, Bautista come un orco nero, ma con modi garbatissimi e rassicuranti si avvicina alla bambina per fare “amicizia”, fosse stato un po’ più piccolo forse la bambina gli avrebbe creduto, ma voi avete presente Bautista?…...la bambina scappa in casa!!

Allarma subito i due padri, le cose si mettono male, le persone estranee diventano 4 e sono armate, bussano alla porta ma non gli si può aprire, nella maniera più assoluta…..

Cosi inizia questo 15mo film di Shyamalan, che è l'adattamento cinematografico del romanzo del 2018 “la casa alla fine del mondo”.

Un film in pieno stile del (per me ) grande regista indiano, dove regna la calma la tranquillità da un lato e l’angoscia e il terrore dall’altra. Dopo poche battute si entra subito nel vivo della storia, emergono quindi le prime grandi tematiche: 1° come instaurare subito un rapporto di fiducia con degli estranei, 2° come farsi comprendere ed essere credibili presentando argomentazioni già di per se assolutamente insensate e assurde, 3° come convincere delle persone normali in un folle obbiettivo e di conseguenza ottenere poi da questi un’azione finale a dir poco aberrante?

Nikki Amuka-Bird, Dave Bautista, Rupert Grint, Abby Quinn

Partendo da questi temi si snoda un film interessante ma non particolarmente entusiasmante, pur essendo viva una certa tensione, il film non decolla mai. La curiosità c’è di vedere il finale ma visti i primi 10 minuti già più o meno si è capito tutto e visto tutto, si vorrebbe arrivare già all’epilogo. Con alcuni flashback vengono affrontati alcuni temi sociali, ma in modo superficiale e frettoloso, temi, piuttosto, di “deriva” sociale, mancanza di rispetto verso il prossimo, il dilagare dei mali sociali, giusto degli accenni, giusto per dare più senso alla vicenda e per non spezzare la tensione che comunque rimane lo scopo principale del film.

La violenza viene descritta ma non mostrata esplicitamente, piuttosto è lasciato molto intendere all’immaginazione dello spettatore, con abilità unica direi del regista, di stile Hitchcockiano. Abbastanza agghiacciante per certi versi, non è un film da veri brividi, un po’ l’inizio ma poi tutta la carica di pathos si smorza via via sempre più, fino ad assumere solo aspetti psicologici e umani.Dal lato Horror posso dire che il sangue scorre ma non si vede, certo non un film che spaventa, nessuna immagine truculenta. Gli attori non aggiungono valore alla pellicola, recitazione abbastanza ordinaria, Bautista, molto a suo agio in questi ruoli da gigante buono, offre una prestazione più che dignitosa, la sceneggiatura mi è sembrata molto fluida e coerente alla vicenda però con un finale abbastanza logico in un film che di logico ha molto poco. Ma è confermato che Shyamalan ha uno stile veramente unico ed è capace come pochi nel tirare su grandi film indagando nel metafisico, nelle paure e angosce più profonde dell'umanità e nelle psicosi del vivere moderno.