Regia di David Bruckner vedi scheda film
Operazione commerciale scontata e banale, che surroga il coinvolgimento spontaneo dell'originale attraverso la superficialità, la stereotipazione, e l'immancabile indottrinamento omo. In pratica, dal raffronto con il film del 1987 possiamo inquadrare agevolmente dove sta andando la nostra società: una palude di demenza e ripetitività.
L'incipit intriga e cattura agevolmente, ma - ahinoi - ben presto l'operazione di rivisitazione del classico del cinema horror mostra i suoi (vistosi) limiti.
Se è vero che nulla brilla, è pur vero che gli attori sembrano l'anello più debole della catena: sconosciuti a basso budget, di scarsissima presenza e totale anonimato. Non si comprende esattamente per quale ragione siano stati scelti proprio loro, ma possiamo presumere appunto per motivi economici. Sta di fatto che la loro recitazione brutalizza i copioni e la trama: l'inespressività la fa da padrona. Purtroppo non soccorre nemmeno la caratterizzazione, che rende il tutto alquanto stereotipato, forzato e assai poco credibile. A tal proposito, spicca l'inserzione della propaganda LGBQT+-circa, con la presenza del tutto gratuita e avulsa dal contesto narrativo della coppia omo. Fatto sta che la suspance latita, e perfino le ambientazioni che sulla carta avrebbero potuto regalare ispirazioni si rivelano poco o nulla sfruttate. Lo schifo suscitato dalle mutilazioni è a sua volta talmente esacerbato, e la fintezza del trucco così evidente, da far apparire lo spettacolo come un tentativo malriuscito di far colpo sfruttando il disgusto.
Mentre all'inizio almeno le "regole del gioco" sembrano precise, con il dipanarsi della storia tutto sembra ruotare assai più attorno al copione che alla logica. Il risultato è un pasticcio, che non appaga nè l'occhio nè la mente, nè tantomeno il cuore. Paura ben poca. Schifo un po'. Senso di ridicolo, parecchio.
Peccato aver voluto "rispolverare" un'opera, per poi scivolare tanto in basso.
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