Regia di Giulio Gianini, Emanuele Luzzati vedi scheda film
Da piccolo spettatore e amante di cinema ho sempre avuto nel cassetto un sogno: quello di rappresentare in un cartone animato Il Flauto Magico. Non è una grande idea, lo so, visto che c'è chi già l'ha fatto con risultati migliori di quelli che avrei ottenuto io. Ricordo di avere, intorno ai vent'anni, anche buttato giù delle idee con un amico su come realizzare l'opera di Mozart coi personaggi della Disney: chi può fare Papageno (troppo facile, Paperino!) e chi Tamino? E sarastro? E la temibile Regina della Notte? Non era difficile sognare dietro a una favola così ricca di personaggi, messaggi e sfaccettature. Un micromondo fatto di diversità e animato da personaggi incredibili ed elementi fiabeschi di tutto rispetto.
E fu lo stesso per Gianini e Luzzati quando intrapresero l'opera titanica di realizzazione della pellicola. Non c'era altro che l'idea e l'entusiasmo. Il cinema di animazione di questa pellicola risulta sperimentale e semplice allo stesso tempo. A vederla viene da chiedersi: quanti mezzi ci sono voluti per realizzarla? Tanto ingegno e pochi soldi e questa condizione, in genere, è quella che dà risultati qualitativamente più stimolanti e ricchi, perché priva di elementi di disturbo quali manie di grandezza o sperperi produttivi.
Questa pellicola prodotta dalla Gianini & Luzzati Production è una pellicola artigianale, grezza e geniale perché pone in rilievo, in mezzo a tanta semplicità, la qualità artistica del genio e della sua produzione.
Le immagini iniziali che presentano l'incontro degli elementi furono realizzate sciogliendo il colore nell'acqua e facendo poi muovere questa con un phone (fonte: il libro allegato al dvd della Gallucci Editore). E i personaggi furono animati ritagliando i disegni di Luzzati e fotografando i singoli fotogrammi con le braccia e i corpi in posizioni minimamente diverse per ottenere il movimento, una sorta di stop motion del disegno. Riprendendo il cinema nella sua idea essenziale, i due autori fecero un lavoro straordinario e non mi dispiace pensare che durante la produzione entrambi si resero conto che quello era il film "della loro vita".
La scena viene aperta da Marcello Bartoli nelle vesti di Papageno. Il primo messaggio che porta sulla storia è che "molti professori e studiosi hanno scoperto dei significati profondi in ogni suo personaggio e in ogni sua azione: filosofia, massoneria, mitologia, astrologia, animaleria", ma per conto del sempliciotto Papageno questa è solo una bella storia che ha la sua morale ed è a portata di tutti. Ed è nel nome della semplicità che questo film è realizzato e si rivolge al pubblico, cercando di abbattere quel "muro" culturale che la conoscenza sterile pretende di erigere e nella sua genuinità trova la più fortunata fonte d'ispirazione.
Il Papageno in carne e ossa recita davanti a un teatrino come fosse una marionetta e riecheggia nei suoi movimenti il Totò di "Cosa sono le nuvole". E il suo ruolo è funzionale alla pellicola perché anticipa gli accadimenti del racconto permettendo a chiunque non conosca il tedesco di seguire la storia, che appare ancor più universale nella semplicità dei disegni animati. I brani sono estrapolati e tagliati, ma l'intento è chiaro e addirittura Papageno anticipa questa scelta dicendo che spera che un giorno lo spettatore potrà assistere all'opera completa, con la buca, l'orchestra, il direttore e i cantanti sul palcoscenico.
L'idea è di rappresentare una storia a portata di bambini, senza fronzoli, senza complicazioni, ma lineare e accattivante nella scelta dei brani più orecchiabili e funzionali allo svolgimento della fiaba. Così in questa pellicola "Il flauto magico" ritrova quella dimensione che gli è congeniale e mostra quel livello di lettura che spesso viene perso di vista perché si tratta di opera lirica e come tale destinata alla cultura e alla dottrina, prendendo le distanze da quello che è il suo scopo principale: intrattenere, condividere e migliorare, nel suo piccolo, la qualità della nostra vita, magari dedicando un po' meno di un'ora del nostro tempo alla visione di quest'opera imperdibile per cambiare, in meglio, il colore di una giornata grigia.
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