Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film
Menzogna? Verità? Illusione? Cosa è davvero la recitazione? Sofia, attrice in erba, tenta tutte le strade possibili pur di raggiungere il successo, scoprendo che nessuna è quella giusta.
Un film su verità e menzogna, su realtà e finzione, un po' documentario e un po' fiction, un po' recitato e un po' recitato nel recitato: non è Godard, nonostante le scritte in sovraimpressione, il montaggio violento senza alcun rispetto dello spettatore e la mise en abyme perpetua della trama; è Giuseppe Bertolucci - e la differenza è sostanziale. C'è infatti una concretezza, in questo L'amore probabilmente, che l'autore francese difficilmente potrebbe aver inteso, una volontà di omaggiare il cinema facendo cinema (e non mettendolo sotto una teca o un riflettore) che va riconosciuta al regista italiano, che peraltro qui giunge alla sua ultima opera a soggetto. E c'è naturalmente la citazione bressoniana (Il diavolo probabilmente, 1977), di un film che ruotava attorno al suicidio esattamente come questo L'amore probabilmente gira (in maniera volutamente inconcludente, va sottolineato) attorno al mestiere d'attore: se il diavolo muoveva l'uomo post-sessantottino, per Bresson, all'autodistruzione (come nell'antichità), è l'amore a muovere verso la recitazione l'uomo del terzo millennio: come nell'antichità, precisamente. Curioso come un regista dalle velleità attoriali pressochè nulle abbia voluto omaggiare con un suo film il ruolo di chi sta davanti alla macchina da presa; curiose, ma nel senso deteriore del termine, anche le scelte di casting: se Sonia Bergamasco funziona a corrente alternata, convincendo solo di quando in quando, Rosalinda Celentano è invece interprete di scarsissima riuscita sullo schermo; al fianco delle due principali protagoniste si possono segnalare le presenze di Fabrizio Gifuni, Teco Celio e Mariangela Melato, nei panni di sè stessa. 4,5/10.
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