Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film
Un tributo al cinema, un tributo alla vita, un tributo all'amore. Seguendo queste tre tematiche Giuseppe Bertolucci firma il suo capolavoro. Un film che intende scavare nell'io più profondo per indagare sull'anima, sulla verità che diventa anche menzogna, per ritornare a quel punto di arrivo da dove in realtà non si era mai partiti. Rivolgendosi a tre attrici che hanno incarnato nella loro carriera e quindi nella loro vita tre diverse concezioni esistenziali -Mariangela Melato la menzogna, Stefania Sandrelli la verità, Alida Valli l'illusione, Bertolucci indaga sull'essenza del nostro inconscio, alla ricerca di quella Verità che è comunque illusione. Sofia, "la conoscenza", attrice alle prime armi, decide di sperimentare l'isegnamento provocatorio colto da Mariangela Melato nel seguire "la verità della menzogna" per raggiungere la totale compenetrazione tra l'individuo, l'attore, e il ruolo da interpretare, il personaggio. Il suo viaggio, la sua conoscenza, che va alla ricerca della Vera Consapevolezza, cambia rotta nel momento in cui Stefania Sandrelli la invita a seguire sempre e comunque la verità. Al di là dei personaggi interpretati l'attrice, nella sua carriera, deve lasciare comunque la sua identità individuale allo spettatore che l'ascolta e l'ammira. Ma l'invito alla verità porta Sofia a commettere ancora degli errori, per l'impossibilità umana di poter essere sempre Vera in assoluto, senza far soffrire e sincera fino in fondo con se stessa, per non essere fraintesa. La soluzione, apparente però, è incarnata da Alida Valli che ricorda come il cinema e dunque il teatro della vita sia sempre e comunque una meravigliosa Illusione. In bilico quindi tra verità e menzogna Sofia comprende che il suo lungo viaggio è ritornato al suo punto di partenza: un viaggio circolare, che in fondo, non ha mai intrapreso. Il cinema, la vita, è dunque illusione e il nostro viaggiare rappresenta una parabola allegorica come quella rappresentata nella trama del film. In un continuo intreccio di improvvisazioni e interpretazioni, con la voce del regista sempre presente fuori campo, che rappresenta la nostra coscienza, il viaggio, il Grande Viaggio di Bertolucci invita alla riflessione, profonda, interiore, dichiaratamente esistenziale. Perfette le scelte delle tre attrici, le incantatrici Mariangela Melato, Stefania Sandrelli e Alida Valli che hanno effettivamente incarnato nella loro carriera tre diverse espressioni di vita e di arte. Si arriva alla poesia più struggente nel momento in cui Alida Valli impossibilitata a prendere parte fisicamente al film, come spiega il regista, viene evocata attraverso vecchi spezzoni di suoi film in bianco e nero che interagiscono direttamente con Sofia e la sua storia, divenute sbiadite e antiche protagonoste del film. Il bianco e nero permette visivamente di tradurre il concetto dell'illusione a tutti gli effetti, perchè atemporale, privo della realtà dei colori, in una danza rocambolesca col tempo che vive del nostro incessante, necessario, nomadismo. Lo spettatore si sente pienamente coinvolto in questa lunga, intensa e incerta parabola del cinema che incarna l'illusione della vita, a sua volta illusione di se stessa.
i critici che non l'hanno comprenso
Intensa, pittorica
Imperfetta, dunque perfetta nella sua incertezza
Intensa, passionale, incerta, sbiadita, totale
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