Regia di Henry Bromell vedi scheda film
Tutto il contrario di quello che ci si aspetterebbe da un film che si intitola “Panic” ed è interpretato dalla reginetta del new horror giovanilistico Neve Campbell. Niente maniaci, niente sobbalzi mischiati a risate, nessuna frenetica rincorsa, ma un film dal passo piano e dall’atmosfera contorta, dove bei campi lunghi di un’ambientazione americana che ricorda Edward Hopper si alternano a primi piani spesso silenziosi e a dialoghi familiari di inquietante banalità. Tra una risata e una chiacchiera davanti a una tavola imbandita, tra un nonno, un figlio e un nipotino, in realtà scorre sotterraneo il tema dell’omicidio. Il nonno faceva il killer e ha insegnato al figlio la professione di famiglia, i segreti del mestiere (non guardarlo negli occhi, colpisci, lascia cadere la pistola, togliti i guanti, allontanati senza correre); il figlio non ne può più e va in analisi. Tutto qui, con una misura e una sofferenza non raccontata che rendono la storia ancora più sconvolgente. Henry Bromell ha fatto un film di strazianti e irresolubili echi edipici, aiutati da due attori straordinari come Donald Sutherland e William H. Macy, un omino tranquillo che attraversa l’inquadratura quasi scusandosi e immediatamente cattura l’attenzione della macchina da presa. E Neve Campbell è cresciuta, non strilla più e recita bene.
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