Regia di Claver Salizzato vedi scheda film
A Cefalonia, un contingente italiano rifiutò di arrendersi ai tedeschi dopo l’8 settembre e fu massacrato per intero. Si tratta di una delle pagine tragiche ed eroiche della nostra Seconda guerra mondiale, passata un po’ in sordina (pare) anche perché lì i “cattivi” non erano le SS ma proprio la Wehrmacht, l’esercito regolare tedesco. Raccontarne la vicenda era dunque un proposito lodevole, e anche la chiave scelta dal critico-regista Salizzato, quella del mélo storico (il film è dedicato a Leone e Blasetti), poteva funzionare: i “film che parlano al cuore” , quando si parla di traumi collettivi, possono essere la scelta giusta. Il film narra di due fratelli altoatesini che scelgono uno l’Italia e l’altro la Germania per trovarsi infine l’un contro l’altro appunto a Cefalonia. Ma il fatto è che dei due altoatesini uno (Liotti) parla romanesco, sua moglie è l’indiana Mandala Tayde, e le luci della montagna tirolese sono rosolate da una fotografia pazzesca. Poi ci sono alcune scene stracult, la povertà di mezzi è incredibile, la situazione storica la chiarisce Ricky Tognazzi in una telefonata di 5 minuti. Le scene di battaglia sono un sabba di cascatori, ma i morti sbattono le palpebre.
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