Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Elemental

di obyone

7 stelle

Come "Zootropolis", prima di lei, Element City è una stupefacente città, animata da personaggi bizzarri, strutture avveniristiche e cromatismi accesi. Ci vivono quattro gruppi etnici la cui essenza è costituita d’acqua, aria, terra o fuoco. Gli uomini e le donne di fuoco vivono in un quartiere a sé stante. La pericolosa sostanza che ne alimenta la vita brucia la terra ed evapora l’acqua. I focosi, d’altro canto, temono l’acqua più di ogni altra cosa, per cui, difficilmente, si avventurano al di fuori del ghetto in cui si sono abbarbicati. Nonostante ciò Element City offre ad Ember Lumen, ragazza d’ambra e fuoco, la possibilità di conoscere Wade Ripple, increspatura acquatica dall’animo trasparente che attraverso anguste tubature finisce dalla parte sbagliata della città. I due ragazzi stringono un’accesa amicizia chiamata a superare le barriere degli elementi.

Element City è un gioiello d’animazione, una specie di New York la cui zona centrale, ricca e spiccatamente futuribile, è composta da grattacieli di vetro e cascate d’acqua. Nella parte marginale, abitata da “immigrati”, vivono i focosi. Ivi i colori azzurri e tranquillizzanti del centro vengono sostituiti dalle tinte calde del rosso, del giallo, dell’arancio. Gli animi sono accesi e allo stesso tempo timorosi. Ember è un tizzone incandescente, sempre pronta a sbottare in una nuvola di fumo ma allo stesso tempo insicura e tremolante come una fiammella. Ember smania di sostituire il padre alla guida del negozio di famiglia. Un giorno, però, una sua sfuriata causa un “effetto farfalla” che inonda il negozio palesando una crepa nel sistema idrico cittadino. È l’inizio di un’avventura che la costringe ad allontanarsi dell’orbita del negozio e approfondire la conoscenza con un mondo completamente diverso dal proprio.

Elemental parte piuttosto piano. Direi che fatica a reggersi sulle proprie gambe e traballa un pochino. Non sempre dà l’impressione di essere a fuoco mentre la sceneggiatura, almeno nella prima parte, è poco credibile. Le dinamiche iniziali sono sin troppo semplicistiche e la partita di basket è campata in aria come il campo da gioco. Il film tuttavia prende ritmo, i rapporti interpersonali maturano e la qualità della narrazione aumenta di spessore dal momento in cui Ember e Wade si alleano per sistemare le cose e riparare il guasto che mette in pericolo il “Bronx” dei focosi. L’impianto avventuroso funge da corollario ad un coming of age multistrato che prevede l’abbandono del nido famigliare, la comprensione dei propri desideri e l’apertura a sentimenti mai provati prima.

Peter Sohn, regista del bellissimo “Parzialmente nuvoloso”, da cui molte idee visive vengono riprese, raggiunge risultati inaspettati nella dichiarazione d’amore tra i due ragazzi. Le mani si sfiorano lentamente, l’acqua bolle, il fuoco sfrigola. Le dita si intrecciano pian piano. La tensione è vapore che si solleva nell’aria dando vita ad un insperato intreccio di sentimenti. È una scena dalla spiccata sensualità che si completerà, poco dopo, con il bacio carnoso tra acqua e fuoco rendendo giustizia alla chimica meravigliosa che si scatena quando le labbra di due innamorati si uniscono. Non ricordo in casa Disney frammenti di erotismo tanto naturali e conturbanti.

Il regista di origini asiatiche ci sa fare e lo dimostra nel montaggio alternato che affianca le ire paterne del Sig. Lumen e l’ineluttabile crepa nel vetro temperato che da il via alla sequenza conclusiva. L’addio recitatato da Wade è travolgente come un’onda e produce una cascata di emozioni. C’è qualche eccesso di sentimentalismo ma all'uscita dalla sala, mentre mio figlio è scosso da troppe smancerie e la nonna si asciuga gli occhi irritati dai fumi dell’amore, io e mia moglie mescoliamo acqua e fuoco in un bacio appassionato. L’amore non ha barriere e trappole emotive che lo possano arginare.

Charlie Chaplin Cinemas - Arzignano (VI)