"Il sacrificio è la massima espressione dell'amore"
Un detective di nome August Landor viene coinvolto nelle indagini riguardo al barbaro omicidio/suicidio di un cadetto dell'Accademia Miliatare negli Stati Uniti della prima metà dell'800.
Nell'indagine al detective si unisce un brillante cadetto di nome Edgar Allan Poe, destinato in futuro a divenire il celebre romanziere capostipite della letteratura horror.
Quando un altro cadetto scompare misteriosamente, venendo ritrovato poco tempo dopo nel bosco legato ed amputato dei genitali, le indagini si spostato ad indagare su alcuni atteggiamenti attinenti i due figli del medico legale incaricato delle autopsie, la cui eccentrica consorte finisce per incuriosire il brillante ispettore.
Quando la verità sembrerà venire a galla , mettendo in serio pericolo la vita del cadetto Poe, e un rogo purificatore avrà messo a bada quelli che presumibilmente venivano additati come colpevoli, una seconda sottotraccia indurrà il corso degli eventi a smascherare una verità davvero incredibile, dietro cui si cela l'atto di vendetta di un padre dal cuore straziato.
Classe 1970, Scott Cooper ha sempre puntato, come anche in questa occasione, in una cura ossessiva per le location ed il paesaggio, con riprese aeree molto ben organizzate ad esaltarne i connotati (basti pensare a Il fuoco della vendetta, a Black mass e soprattutto al valido western Hostiles, ma anche l'horror Antlers ha una valida cornice di sottofondo).
In questo The pale blue eye, scritto dal regista trasponendo la materia dall'omonimo romanzo di Louis Bayard, il paesaggio cupo di un'America del Nord afflitta da inconfessabili dipendenze scaramantiche e esoteriche, appare come uno dei tasselli più convincenti di un film che punta a sorprendere e che incoraggia una soluzione quasi telefonata, per poi prenderne le distanze e rimettere tutto in gioco.
Ed è proprio la costruzione della vicenda, intrecciata alla definizione di personaggi spesso improbabili tratteggiati con movenze ed attitudini sin troppo contemporanee, che finisce per risultare indigesta, in un thriller storico ambizioso quanto ridondante che mescola troppa materia, finendo per svilirla in tutte le direzioni, compresa nella definizione del personaggio chiave del grande scrittore horror Edgar Allan Poe, interpretato con occhio ceruleo sempre inevitabilmente sbarrato dall'ex enfant prodige della serie dedicata a Harry Potter, Harry Melling.
Christian Bale si impegna con la devozione e la professionalità che è impossibile non riconoscergli, ma il film non convince soprattutto nel suo sberleffo finale, che non conviene per nulla cercare di anticipare.
Sprecata nel suo ruolo marginale Charlotte Gainsbourg, così come di figura appaiono sia il venerando Robert Duvall, sia il medico Toby Jones che un sin troppo rigido ed impostato Timothy Spall, mentre manierata sino all'imbarazzo appare Gillian Anderson, nei panni della stucchevole moglie di quest'ultimo.
Per Scott Cooper, regista un tempo piuttosto stimolante, questo The pale blue eye rappresenta il secondo passo falso consecutivo dopo l'altrettanto promettente, ma a conti fatti deludente horror Antlers, diretto nel 2021.
La visione casalinga imposta dalle regole inderogabili ed ostinate di casa Netflix, impedisce poi ad un film tutto panoramiche e riprese ad effetto di essere pienamente valorizzato, almeno dal punto di vista tecnico ed estetico/formale, indipendentemente dalle concrete riserve e dalle conseguenti valutazioni non proprio positive che anche una proiezione più suggestionante tipicamente da grande schermo non potrebbe fare a meno di far emergere.
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