Regia di Scott Cooper vedi scheda film
Non eccezionale, neppure disprezzabile o deploverole. Non mirabile e, a tratti, efficace. Mah.
Ebbene, oggi recensiamo l’affascinante e secondo noi soddisfacente, sebbene non eccellente, così come esplicheremo nelle righe a venire, The Pale Blue Eye, “sottotitolato” I delitti di West Point, opus di matrice mystery thriller firmato da Scott Cooper (Crazy Heart, Black Mass). Il quale, per l’occasione, adattando e sceneggiando lui stesso il romanzo omonimo di Louis Bayard, ritrova ivi uno dei suoi attori preferiti con cui è in massima sintonia e perfetto affiatamento artistico, ovvero Christian Bale. Che, a sua volta, per tale nuova reunion di The Pale Blue Eye, cementa il suo rapporto professionale, proficuo e altamente apprezzato, dopo i ben accolti Il fuoco della vendetta - Out of the Furnace & Hostiles - Ostili, col valente regista appena sopra nominatovi. Dimostrandosi pienamente e nuovamente uno degli interpreti più versatili e sorprendenti del panorama mondiale, regalandoci infatti, in The Pale Blue Eye, una performance di pregiata scuola recitativa davvero impari e di classe. Ma procediamo con calma, partendo innanzitutto dalla trama, successivamente eviscereremo meglio, esegeticamente, il film in questione e la prova attoriale di Bale, aggiungendovi maggiori dettagli...
La vicenda è ambientata nel 1830. Il misterioso e fascinoso detective Augustus Landor (Bale), sebbene disilluso e leggermente affaticato, investiga in maniera ferrea e integerrima a riguardo d’alcuni crimini commessi in quel dell’accademia militare di West Point. Impattando però amaramente contro il muro d’omertà e la silente connivenza ipocrita di chi, per non compromettersi, peraltro nascondendo i propri stessi scheletri nell’armadio, in forma viscida e ipocrita, preferisce tacere in merito alle segrete e torbide verità indicibili e raccapriccianti accadute nel luogo e nei suoi tetri dintorni oscuri. Al che, Landor s’affilia a uno dei suoi cadetti al fine che quest’ultimo possa fornirgli quegli intuitivi aiuti necessari per la risoluzione del caso macabro. Riuscirà a portare a compimento le sue perigliose indagini? Il cadetto non è uno qualunque, bensì nientepopodimeno che il futuro scrittore Edgar Allan Poe (il solito bravissimo ma al contempo inquietante Harry Melling, però a volte non ben diretto e quindi sopra le righe ed eccessivamente melodrammatico, a differenza della sua impeccabile prova in Macbeth).
Mediamente accolto dall’intellighenzia critica, soprattutto statunitense, forse un po’ sottovalutato ingiustificatamente e in modo troppo sbrigativo, The Pale Blue Eye è invero un ottimo giallo sui generis dai molteplici pregi, decisamente intrigante, volutamente demodé, oltre che finemente filmato e, ripetiamo, sostenuto da un Bale che vi recita magnificamente. Bilanciando assai bene il suo istrionismo a una lodevole sordina da attore che, en souplesse, magnetizza ogni inquadratura con lui presente in maniera armonicamente carismatica e talentuosa. Recitando quasi unicamente con lo sguardo, doppiato per la versione italiana dal suo habitué consolidato, cioè Adriano Giannini. La cui voce, roca, sottilmente cavernosa e secca ivi particolarmente gli si addice e naturalmente ci evoca immediatamente il “suo” Rust Cohle/Matthew McConaughey di True Detective. Forse non inappuntabile, qua e là persino soporifero e macchinoso, ingarbugliato nell’intreccio e a tratti irrisolto, con un finale affrettato e sensazionalistico che, seppur dai risvolti inquietanti e ribaltante sorprendentemente, all’ultimo minuto, le aspettative (perlomeno per chi non ha letto il libro originario e succitato), si rivela poco convincente e affastellato alla bell’è meglio, The Pale Blue Eye s’avvale d’una splendida fotografia chiaroscurale realizzata da Masanobu Takayanagi (The Grey) e viene sorretto e puntellato da una suadente e melliflua partitura musicale di Howard Shore (Panic Room, Crimes of the Future). Inoltre, al di là dei perdonabili difetti enunciativi, appassiona e tiene col fiato sospeso, avvinghiandoci elegantemente nelle sue atmosfere di morte e terrore, aspirandoci nella sua morbosa spirale d’occulto, violenza e morale perdizione. Come però evidenziato, The Pale Blue Eye, trascurando la sua adamantina impeccabilità formale, risulta artefatto e non colpisce sin in fondo, incedendo eccessivamente in pedanti digressioni noiose e in parentesi estetizzanti poco emozionanti. Cast ricchissimo in cui, oltre ai primeggianti Bale e Melling, son d’annoverare le presenze di Toby Jones, Charlotte Gainsbourg, Gillian Anderson, della sensuale Lucy Boynton, di Timothy Spall e del grande Robert Duvall.
di Stefano Falotico
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