Regia di John Lee Hancock vedi scheda film
Da un racconto breve (per fortuna) di Stephen King, l'ennesimo film didascalico, in grado di stimolare il falso buonismo dello spettatore prevenuto (guai a mettere in discussione, nemmeno una volta, il talento dello scrittore del Maine). Molto ben sceneggiato e interpretato, poco spettacolare, per nulla cinematografico. Da vedere, solo una volta.
Mr. Harrigan's Phone (2022): locandina
2003. Il piccolo Craig (Jaeden Martell) vive con il padre (Joe Tippett), rimasto precocemente vedovo, nella piccola cittadina di Harlow (Maine). Per aiutare economicamente il genitore, accetta di lavorare per l'anziano Harrigan (Donald Sutherland), definito il più ricco del Maine ma, in realtà, uomo solo, privo di affetti, legato unicamente al "vero valore del denaro, che si misura in potere". Harrigan ha problemi di vista, pertanto Craig, per tre giorni alla settimana, si rende disponibile a recarsi nella sua lussuosa tenuta, per leggergli dei libri. Nonostante la differenza d'età e di carattere, Craig si affeziona ad Harrigan, severo ma influente, non solo economicamente, anziano che si dimostra particolarmente interessato al futuro del ragazzo. Passano gli anni e le condizioni di salute di Harrigan peggiorano, sino al giorno in cui Craig, recatosi in visita per svolgere il suo solito ruolo, lo trova privo di vita. Negli ultimi tempi, Craig aveva insegnato ad Harrigan come utilizzare uno smartphone. Durante il funerale, il ragazzo inserisce nella tasca del cadavere il telefono, senza immaginarne le conseguenze...
"Noi non possediamo le cose, loro possiedono noi..."
(Harrigan)
Mr. Harrigan's Phone (2022): Jaeden Martell, Donald Sutherland
Una discreta sceneggiatura, drammatica non certo horror, è alla base di una produzione che vede, tra i partecipanti finanziatori, Ryan Murphy, Jason Blum e Stephen King, quest'ultimo anche autore del racconto breve, adattato per lo schermo da John Lee Hancock, regista del film. Lento e melodrammatico, può contare sulle stupefacenti interpretazioni di Jaeden Martell (attore dal brillante futuro) e del celebre Donald Sutherland. Pervaso apparentemente da buoni sentimenti e lodevoli intenzioni, Mr. Harrigan's Phone è un film adatto ad ogni tipo di pubblico, interessante più per i suoi riferimenti - colti e letterari -, per testi superiori allo standard, che non per qualità cinematografica. Come lungometraggio è reso statico e poco spettacolare dalla televisiva e rilassata regia John Lee Hancock. Film privo di effetti speciali, senza momenti vivaci di thriller, per nulla spaventoso (parecchio insolito, dato che è in parte prodotto da un "maestro dell'horror" e del tutto ispirato da un suo racconto), scorre stranamente veloce per la sentita partecipazione del cast artistico, anche se l'ipotesi (anche a lungo termine) di una seconda visione diventa quasi insostenibile. La sensazione generale è quella provocata da buona parte delle opere audiovisive ispirate dai racconti del famoso scrittore del Maine, ossia un persistente senso di disagio, generato da una trama ruffiana, talvolta quasi di stampo clericale, che punta al sentimentalismo e a una netta distinzione, quasi manichea, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Quanto alla frase, pronunciata da Harrigan, "I film sono labili, mentre i libri sono eterni": non è ovviamente vero ma, certamente, Mr. Harrigan's Phone labile lo è, sotto diversi punti di vista. Ed è un peccato assistere allo spreco di talenti (Shuterland, Martell e in genere tutti gli attori coinvolti), al servizio di una storia che si dilunga a fatica, arrivando, senza più fiato, a un finale inconcludente.
Mr. Harrigan's Phone (2022): Donald Sutherland
Curiosità [1]
I biglietti della lotteria "Red Devil", regalati da Harrigan a Craig, sono un chiaro riferimento alla serie "Scream Queens", prodotta da Ryan Murphy.
Il promettente Jaeden Martell è apparso anche in altri film di successo, sempre basati sulle opere di Stephen King: "It" (2017) e "It: Chapter Two" (2019).
NOTA
[1] Dall'imdb.
Mr. Harrigan's Phone (2022): Jaeden Martell
"Che vecchia, vecchia usanza! Quella che viene di moda con i nostri primi vestiti, e durerà immutata finché la nostra razza avrà compiuto il suo cammino, e l'immenso firmamento si ritrarrà come una pergamena che si arrotola. Che vecchia, vecchia usanza... la Morte!"
(Charles Dickens)
Trailer
F.P. 09/10/2022 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 106'14") / Data del rilascio internazionale (streaming): 05/10/2022
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Ciao Fabio.
Una sorta di confessione è racchiusa in una significativa frase, falsa come le intenzioni [??] degli autori del film, pronunciata da Harrigan: "I film sono labili, mentre i libri sono eterni".
La citazione corretta è "i libri, _quelli buoni_, sono eterni, _o quasi_".
Ma poi, dai, davvero è così difficile distinguere tra ciò che dice un personaggio e ciò che dice il suo autore? È l'affermazione di un uomo nato prima della prima guerra mondiale che fino al giorno prima non ne voleva sapere degli smartphone e in due secondi ne rimane (consapevolmente) dipendente...
Riguardo alla "netta distinzione, quasi manichea, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato": in realtà il film parla di un giovane uomo che costringe uno spettro ad uccidere (Craig ancora non crede, "nonostante" la morte di Kenny, che quella possibilità sia reale, e si scoprirà poi che esiste la plausibile possibilità che Harrigan compia quelle azioni per l'appunto controvoglia) un uomo colpevole di omicidio stradale causa ubriachezza reiterata rimasto del tutto impunito, per poi pentirsene e sbarazzarsi per sempre di quel potere. Altro che manicheismo, insomma.
Craig chiede allo spettro di Harrigan di uccidere perché non lo crede possibile: infatti quando scopre che il delitto avviene per davvero, subito se ne pente. Rappresenta lo zenit del buonismo (le prende dal bullo della scuola, ma non lo denuncia; lo difende quando subisce altre aggressioni), così come altri personaggi (il bullo della scuola appunto o l'ubriaco alla guida senza patente) sono l'emblema della cattiveria. Le psicologia dei protagonisti sono banali e prevedibili, distinte su posizioni opposte. Almeno io così lo interpreto. C'è del buono nel film, ad esempio le recitazioni e i dialoghi, ma la trama è ridotta a uno spunto non pienamente sfruttato (il cellulare in tasca al cadavere).
Grazie comunque per aver espresso il tuo punto di vista. È bello confrontarsi da differenti posizioni...
E allora confrontiamoci.
"Craig [...] pente."
È quel che ho scritto: si pente di un'azione che colposamente ha provocato del male, che diamine c'entra il concetto peloso di "buonismo"?
Lo difende? Gli tira un pugno e poi ne riceve in cambio una gragnuola.
"Le psicologia dei protagonisti sono banali e prevedibili, distinte su posizioni opposte."
In pratica stai dicendo che il luogo comune del "bullo pentito" sarebbe stato meglio...
Detto ciò, ripeto: i difetti del film sono evidenti, e contenuti negli ultimi due terzi; e poi non sopporto 'sta cosa di gettare oggetti contenenti batterie in tutti i fiumi in tutti i laghi in tutti i mari: inquinano abbestia, mentecatti!
PS. "Da un racconto breve (per fortuna)".
Ma, lo hai letto e non ti è piaciuto (perché così sembra proprio che stai dicendo che è un racconto da poco) o intendi che se fosse stato più lungo lo sarebbe stato anche il film (rapporto causa-effetto del tutto non obbligato, tra l'altro)?
Sono d'accordo sul fatto che il film perde punti, soprattutto dal secondo tempo in poi. Sì, con racconto breve intendo che ne è uscito un film di oltre 100 minuti, altrimenti rischiava di essere una miniserie (tipo Rose Red, I langolieri, Shining, ecc...). Non mi permetterei mai di dire che è un racconto da poco, ma il film è uscito un pò così, alla meno peggio (de gustibus, ovviamente). Io resto dell'idea che si cerchi di recuperare cinematograficamente ogni cosa che riconduce a Stephen King. E lo capisco, dato che in fondo il pubblico, in genere, apprezza.
Ma guarda che chiunque con un po' di buon senso pensa che "si cerchi di recuperare cinematograficamente ogni cosa che riconduce a Stephen King": il punto è solo che in questo specifico caso la pensiamo diversamente (film sufficiente che, no, non rivedrei, ma che consiglierei di mettere in wishlist, magari non ai primissi posti, ci siam capiti).
Matteo, alla fine non credo che siamo poi troppo distanti: anch'io infatti ne consiglio comunque la visione. Il film offre anche buoni momenti e non annoia. Presenta aspetti sui quali non c'è motivo di discussione (le recitazioni e la prima parte del film, con omaggi letterari a testi "storici" di autori importanti). Siamo quasi sulla stessa linea, al di là della minima differenza di valutazione.
Ciao
Troppo distanti no, ma in disaccordo su alcuni tratti important sì, restante il fatto che "è bello confrontarsi da differenti posizioni". Un saluto.
PS. Rose Red mi manca - da uno script originale, leggo -, ma penso possa essere difficile battere lo sfacelo delle 3 (tre!) stag. di Under the Dome.
Commenta