Regia di Eros Puglielli vedi scheda film
Una certa sconclusionata allegria è il merito maggiore di questo film di Puglielli, regista giovane costretto a portare sulle proprie spalle un baule di complimenti (regalati con un eccesso di generosità alla sua attività di “cortista”, una specialità molto diffusa e poco indicativa) così pesante da schiacciare ed esaltare ambizioni. New age e interpretazione filosofica, extraterrestri luminescenti che salvano i due protagonisti maschili in una periferica stazione ferroviaria, librai dell’occulto e dell’extrasensoriale, extrarealtà, una ragazza (la Mezzogiorno) innamorata del proprio professore universitario (Giorgio Albertazzi, felice scelta di cast), alcuni amici di contorno. Un po’ racconto morale, un po’ commedia, un po’ cartoon. Tutta la conoscenza del cinema degli altri non necessariamente favorisce l’invenzione di un cinema personale. Gli attori intuiscono di avere troppa libertà oppure sono spinti ai confini del plausibile. L’intenzione di giocare la carta dell’ironia e della narrazione grottesca è evidente, ma il linguaggio e l’impasto delle scene appare meno coraggioso e fluido delle intenzioni. Il regista non si schiera (può essere una prerogativa positiva) né con i minimalisti né con gli arrabbiati né con le altre microcorrenti del cinema italiano e cita, prematuramente, se stesso e un mondo troppo piccolo.
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