Regia di David Nutter vedi scheda film
"As Long as we've got each other",
scritta da Gary Fry, cantata da Michael Johnson
I've tried to forget the pain inside
I've tried every way I know how
But the memory burns deep in my soul
All I want is to really live again
I can see a certain look in your eyes
I can tell that you've been there too
I can tell that you hurt just like me and you know
All I want is to really live again
As long as we've got each other and nobody seems to care
We've got someone who knows, someone who cares
We've got each other, when the rest of the world turns away
We've got each other to carry the pain
Can't say it's gotten much easier
The wounds heal but the scars remain
I don't have to tell you how empty I feel sometimes cause you know
All I want is to really live again
As long as we've got each other and nobody seems to care
We've got someone who knows, someone who cares
We've got each other when the rest of the world turns away
We've got someone who understands just how hard it is to carry the pain
As long as we've got each other
We've got each other to carry the pain
Sulla bella canzone di Michael Johnson si chiude questo intenso- e per una volta non è una parola scontata- dramma sui reduci del Vietnam traumatizzati e che vivono altri infiniti drammi esistenziali, anche anni dopo il loro ritorno(esemplare e alla "Tornando a casa" con il personaggio di Robert Carradine, la sequenza di Don Johnson/Ted Murphy che ascolta impotente al telefono, lo sfogo e il suicidio di Robert F. Lyons, una volta resosi conto di avere perso la possibilità per sempre di recuperare il suo rapporto familiare con ex- moglie e figlio), girato e ambientato a Miami, lo stesso anno della prima stagione di "Miami Vice", che farà svoltare la carriera dello stesso Johnson, dopo dieci e passa anni di ruoli minori, tra cinema e tv.
Johnson baffuto e sul filo della follia, della rabbia(con le immancabili sequenze nei gironi dell'oblìo e della assoluta irrilevanza e impotenza umane degli uffici di collocamento), dello sconforto e della disperazione in una delle sue più convincenti, complete, migliori interpretazioni di sempre.
E che oltretutto si muove in una curiosissima coincidenza come spesso sa offrire il cinema, ovvero quella di essersi calato in un personaggio diversissimo di reduce disoccupato e sul limite dell'emarginazione sociale, ma con una bella famiglia e una ancora più bella e ammirevole moglie(Lisa Blount), che fa la cameriera per fare quadrare i conti della famiglia, e lo ama, ma però con gli stessi sfondi urbani e architettonici, dei sobborghi come del centro ma soprattutto quelli di notte, che si stagliavano dietro alle corse in Ferrari Daytona nera del suo esattamente contemporaneo ma ben più professionalmente di successo ed esistenzialmente fascinoso, Sonny Crockett.
E i contatti, le analogie non finiscono qui, trovando alla regia un esordiente in assoluto e nel lungometraggio cinematografico David Nutter, del quale già si vede bene il mestiere(grazie non lo si dimentichi ad un operatore eccellente quale Henning Schellerup) nelle sequenze di flashback in Vietnam, girate con un budget del film a basso costo(seppure non manchi una seconda unità per le stesse), ma spettacolari, emozionanti e molto vibranti, drammatiche, così come molto buona è la colonna sonora per sintetizzatori, composta da Gary Fry. Il finale tra l'altro anticipa vistosamente di un anno la celeberrima sequenza al rallentatore della morte di Willem Dafoe in "Platoon", qui Richard Chavez(anche il cast di interpreti noti della TV e cinema anni '80, è buono),
titoli di coda quasi obbligati e molto simili a quelli di altri film sul reducismo dal Viet ma ugualmente di profondo impatto emotivo, nel grigiore invernale di Washington, al muro nero della memoria con tutti i nomi dei caduti americani nella decennale guerra.
Titolo Lorimar purtroppo quasi del tutto sconosciuto e scomparso da ogni radar per molti anni fino alla sua ri-emersione grazie ad un sito che è un pò lo YT russo, raro anche nelle vhs e dvd-r delle stesse, se non agli estimatori di Don Johnson, degli anni '80, e di qualsiasi cosa lambisca in qualche modo "Miami Vice'', i suoi luoghi di ripresa, il periodo stesso.
Inutile dire, totalmente inedito in Italia.
John Nada
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta