Regia di Valentino Orsini vedi scheda film
Cosa significa fare un film su Silvio Corbari nel 1970? Significa innanzitutto riallacciarsi al filone del cinema civile italiano inaugurato qualche anno prima da registi come Rosi, Lizzani, Petri (da Salvatore Giuliano a Banditi a Milano a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, uscito proprio in quello stesso 1970), raccontando uno spaccato italiano (storico, contemporaneo o di fiction) che aiuti a riflettere non solo sui contenuti espliciti della pellicola, ma anche sulla contemporanea situazione del Paese. E inoltre significa dare eco a un episodio molto particolare della resistenza, che racconta l'esperienza di un ribelle deciso a intraprendere la via dell'antifascismo, della liberazione italiana, in maniera del tutto autarchica: uno spirito libero, un folle, un eroe? Forse soltanto una presenza sopra le righe in un contesto già di suo piuttosto caotico e frenetico (un pensiero di Corbari citato nel finale ricorda come ogni istante speso a riposare è comunque un istante perduto per combattere), un uomo dai principi troppo egocentricamente irremovibili - si veda la scena del colloquio con Ulianov - e, in definitiva, un rivoluzionario capace di esprimersi soltanto nell'azione, disposto a rinnegare i propri sentimenti per la causa prefissata, una testa pensante a modo proprio, irrimediabilmente fuori dagli schemi precostituiti, in una parola adatta a quelli anni: 'extraparlamentare'. Si ricordi inoltre che con la strage di piazza Fontana del 1969 prende piede la stagione del terrore in Italia e meglio ancora si saranno chiarite le circostanze storico-politico-ideologiche in cui si sviluppa questo Corbari; scritto dal regista e da Reato Niccolai, sfoggia un buon cast che vede primeggiare Giuliano Gemma e Tina Aumont, con al fianco interpreti di altrettanto alto livello come Alessandro Haber e Frank Wolff. E' un'opera del primo periodo di Orsini regista 'solista' (seconda soltanto a I dannati della terra del 1969), che fino a quel momento aveva sempre lavorato in trio con i fratelli Taviani; gli ottimi rapporti con loro sono comunque confermati dalla presenza di Lina Nerli Taviani (moglie di Paolo) come costumista. Buono il ritmo, incalzante la narrazione, verso il tragico crescendo finale. 6,5/10.
Durante la resistenza ai nazifascisti, il faentino Silvio Corbari uccide un fascista, peraltro suo amico, e si dà alla macchia nelle campagne emiliane insieme a un gruppo di ribelli che condividono la lotta partigiana.
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