Regia di Romolo Guerrieri vedi scheda film
Gassman a briglia sciolta, in un film scoppiettante ma anche un po' superficiale.
E' una pellicola dinamica, frizzante, che non dà tregua, almeno fino alle scene finali, che sono un tantino più pacate e anche dolenti. Gassman ce la mette tutta, e non si può dire che non gli riesca il suo personaggio-simbolo: cioè il fanfarone, lo spaccone, un po' imbroglione e bugiardo, lesto con le donne, ma dentro vigliacco e ipocrita. Però Romolo Guerrieri non è Risi o Monicelli, e pure le numerose penne non fanno una Suso Cecchi d'Amico o degli Age e Scarpelli. Quindi il film si lascia guardare volentieri, ma pure rimane in superficie di tutto. e non incide con quella verità che è virtù dei grandi.
Quanto alla tematica del divorzio, mi pare che la pellicola mantenga una specie di equidistanza, con leggera propensione per il sì. Ciò si vede, più che nella coppia piena di rimorsi e di solitudine, nel personaggio del figlio, che la butta in ridere e pare soddisfatto della situazione. Cosa che non mi è capitato di vedere nella realtà.
In un piccolo ruolo vediamo il compianto Mario Brega, attore che fu sicuramente poco valorizzato, anche perché fu veramente scoperto solo tardi da Carlo Verdone, che gli permise, sostanzialmente, di interpretare se stesso. Oltre a ciò compare anche il caratterista, di cui ignoro il nome, che ha interpretato in molti film (anche di Fantozzi) il personaggio del romano volgare e gonzo, che risponde male o impreca. Precisamente, è il motociclista in Vespa. Come mera comparsa, ho intravvisto anche Renato Scarpa, capellone, con lo sguardo laconico e apatico.
La scena più riuscita, anche per il ritmo più pacato che la caratterizza, è quella dei due che si incontrano davanti alla villa, lui con un'espressione attonita e impotente dipinta sul volto, e lei con lo sguardo languido e tormentato dal dubbio.
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