Regia di Romolo Guerrieri vedi scheda film
Entro la fine di quello stesso 1970 l'annoso dibattito sul divorzio in Italia avrebbe trovato la sua conclusione, con un referendum che istituiva per legge - dopo tante polemiche e discussioni più o meno vivaci, di solito più - il divorzio nello stato geograficamente e storicamente più prossimo alla Chiesa cattolica (e quindi al Vaticano). In pratica quindi questo film 'arriva lungo', bruciandosi molto rapidamente: nel giro di pochi mesi tutta la materia di base di questa sceneggiatura (di Franco Verucci e Alberto Silvestri, padre di Daniele) sarebbe andata in fumo con l'esito del sopra citato referendum; oltrettutto è difficile ritrovare qualche elemento di originalità in una storia in cui il 'colonnello' Gassman interpreta un uomo maturo in cerca di avventurette, ma finisce per sentirsi solamente rifiutato e umiliato, mentre la moglie gli dà il definitivo benservito. Già stravisto tutto quanto: non basta l'allegrotta colonna sonora a cura di Fred Bongusto per ravvivare una storia così banale, ben poco possono fare le comparsate di Anita Ekberg, Francesco Mulè, Riccardo Garrone, Umberto D'Orsi; curiosità da segnalare: il figlio tredicenne di Leonardo/Gassman è interpretato da Alessandro Momo, che di lì a poco (1973) arriverà alla celebrità con Malizia di Samperi. Per Guerrieri, dopo un paio di western e un poliziesco, è questa l'occasione per il debutto nella serie A del cinema italiano: l'esito è però piuttosto deludente. 4,5/10.
Ingegnere di 45 anni si separa momentaneamente dalla moglie, con cui il feeling vacilla. Mentre lui rivive la sua adolescenza, pensando a divertirsi e a fare facili (in realtà difficilissime, se non impossibili) conquiste, lei trova un nuovo compagno. Troppo tardi per tornare indietro.
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