Regia di Jesús Franco vedi scheda film
Jesús Franco, ispirato e motivato ai minimi termini. Uno dei molti film realizzati in massima libertà creativa e minima disponibilità economica, col produttore Robert de Nesle. È presente Brigitte Lahaie, ma non è un hard, tantomeno è circolato in versione più spinta.
Lorna (Brigitte Lahaie) e Tom (Didier Aubriot) sono una coppia di imbroglioni che si guadagnano da vivere praticando il commercio della prostituzione. Quando incrociano Jenny (Susan Hemingway), una graziosa e ingenua ragazza, riescono a coinvolgerla facendola partecipare a un party tenuto in un nightclub. Dopo averla drogata, la vendono a un gruppo di criminali coinvolti nella tratta di schiave bianche da destinare a un bordello portoghese. In seguito, Lorna e Tom apprendono da un articolo di giornale che il padre di Jenny è un milionario (e scopriremo anche essere frequentatore e finanziatore del bordello in cui è finita la figlia), pertanto progettano di chiedere un ingente riscatto. Decidono quindi di rapire Jenny, dai protettori che ora la "possiedono".
Je brûle de partout: Didier Aubriot e Brigitte Lahaie
Unica occasione di vedere Brigitte Lahaie (all'epoca già interprete di pellicole hard) su un set erotico diretto da Jesús Franco. Peccato che sia uno dei set ancora più economici dei già solitamente miseri nei quali, in questa fase della carriera, il prolifico regista spagnolo si è mosso. Je brûle de partout è uno dei molti lungometraggi realizzati da Franco assieme al produttore Robert de Nesle (tra i tanti: Le giornate intime di una donna, Sexy diabolic story e Lo specchio del piacere), pertanto anche in questa circostanza Franco lavora in totale libertà espressiva, ma in un contesto poverissimo, improvvisato e amatoriale. Girato in sei giorni di tempo, senza sceneggiatura (non appaiono crediti e nemmeno titoli, i personaggi vengono presentati all'inizio da una voce fuori schermo), privo di montaggio che possa definirsi tale, dato che le sequenze sono girate con tempi lunghi di ripresa (quasi dei piani sequenza), il film offre una storia squallida, impostata work in progress durante le riprese, per nulla intrigante, esattamente adatta alla maniera in cui è stato realizzato. Non è un porno, non è oggetto di distribuzioni selvagge con versioni differenti o più esplicite, benché sia classificato, in Francia, come tale, e non è mai stato distribuito in Italia. È un erotico spinto, con nudi in maggior parte sgradevoli, antiestetici e insistiti (dall'inizio sino alla fine), ma il cui grado di sensualità è prossimo, per glacialità di messa in scena, allo zero assoluto. Protagonista di questo osceno (tecnicamente) lavoro è Susan Hemingway, un'attrice dal look verginale e innocente, "dotata" ma ben poco portata, la cui filmografia è composta da soli sette titoli, tutti diretti da Jesús Franco. Quando i personaggi in scena non rotolano nudi, per decine di minuti, sul pavimento, Franco si sbizzarrisce con il solito abuso di zoom, avanti-indietro (persino sulle onde del mare), indietro-avanti, avanti-avanti, indietro-indietro. Opera inguardabile, nonostante la presenza della divina (all'epoca peraltro bellissima e in gran forma) Lahaie, riservata solo ed esclusivamente ai fanatici del regista o a chi sia disposto a farsi torturare visivamente, per ottanta minuti, dal pessimo risultato di uno svogliato utilizzo della macchina da presa, in tal caso adoperata, per usare un eufemismo, in maniera negligente.
Je brûle de partout: scena
Critica
"Il film è degno di nota soprattutto per la presenza della Lahaie: fu girato in una settimana, e si vede. Le sequenze con il narcotico afrodisiaco sono ottenute mediante fumo che esce da rozzi tubi di gomma: l'idea era presente anche nel vecchio Sumuru, regina di femina e tornerà anche in Linda. La Lahaie litigò sul set col regista, rifiutandosi di prendere parte al successivo Elles font tout: probabilmente per evitare di girare due film al prezzo di uno. Anche se Franco sostiene che Brigitte non avrebbe gradito la presenza di un partner di colore nel primo film. La parte migliore è quella iniziale in discoteca: la macchina da presa sale dagli stivali di pelle nera della Lahaie alle abbacinanti luci multicolori e capiamo immediatamente d'essere in territorio Franco. Curioso l'uso dello pseudonimo Jacques Garcia, storpiato in Jacques Aicrag, durante i divertenti titoli di testa parlati (omaggio Fahrenheit 451?). Franco trova persino il modo di inserire il suo prediletto Al Pereira, ma il grugno di Jean Ferrere non regge il confronto con il più ambiguo Antonio Mayans. L'elegante, suggestiva partitura di Daniel J. White aggiunge al tutto un pò di atmosfera. Je brûle de partout è uno dei tre film realizzati da Franco nel 1978 per Robert de Nesle, che morì nello stesso anno."
(Robert Monell) [1]
NOTA
[1] Dossier Nocturno n. 61 - "Succubus 2 - Guida al cinema di Jess Franco", pag. 33.
Je brûle de partout: Brigitte Lahaie e Didier Aubriot
"La forma più evidente di sfruttamento è la prostituzione: questo è il modo in cui la borghesia attacca addirittura fisicamente il proletariato... La donna è sfruttata come oggetto della libidine maschile e come macchina per produrre figli."
(Friedrich Engels)
F.P. 04/09/2022 - Versione visionata in lingua francese (durata: 81'15")
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