Regia di Jacques Lacerte vedi scheda film
Unica regia di Jacques LaCerte, in seguito docente di recitazione, giunta anche sui nostri "grandi schermi". In maniera allusiva e implicita, ma non meno perturbante, anticipa derive horror estreme tipo "Nekromantik" (Jörg Buttgereit, 1987).
Lindsay (Mary Charlotte Wilcox) rimane traumatizzata dalla morte del padre, al quale era particolarmente affezionata. Per una innaturale e insolita reazione al dolore, inizia ad assistere con insistenza ai funerali di persone sconosciute. Con il passare del tempo, il suo comportamento degenera: viene infatti sorpresa da Fred (Timothy Scott), un impresario di pompe funebri, mentre bacia un cadavere. L'uomo la introduce in un bizzarro culto, composto da individui a cui piace fare l'amore con i defunti. In seguito Lindsay si innamora di Alex (Lyle Waggoner), fratello di uno dei suoi "amanti privi di vita", arrivando a sposarlo, senza tuttavia riuscire a smettere di praticare la necrofila.
"Non ho mai detto ti amo, a nessuno."
(Lindsay)
"Suo padre era il suo unico uomo e tale è rimasto anche dopo la morte. Non è normale legarsi ai morti per sempre."
(La governante di Lindsay)
Ci sono individui che hanno incrociato la strada del cinema forse solo occasionalmente o, magari, convinti di esprimere un pensiero, per loro significativo e importante, sottoforma di lungometraggio. Jacques LaCerte (1928 - 1988) è stato uno di questi. Insegnante di recitazione tra il 1977 e il 1981, LaCerte ha intrapreso l'attività di regista e sceneggiatore in questa sola e unica circostanza. Si tratta di una produzione modesta economicamente, tanto che lo stesso finanziatore, Buck Edwards, assieme a LaCerte, compare velocemente in un ruolo: l'uno come affiliato alla setta, l'altro come cadavere in camera mortuaria. Opera minimalista a causa dei pochi mezzi messi a disposizione della troupe, ma stranamente insinuante e a suo modo anticipatrice dell'argomento, successivamente più esplicitamente trattato, in particolar modo, da parte di alcuni cineasti tedeschi (Nekromantik, 1987). LaCerte evita accuratamente di mostrare situazioni di pessimo gusto (con l'unica eccezione dell'omicidio del gigolò, piuttosto raccapricciante), al contrario punta sull'atmosfera e sulle psicologia dei personaggi coinvolti, con particolare attenzione alle dinamiche interpersonali della protagonista, una donna problematica, alla quale il destino ha riservato un solo fedele, ma triste e desolante, amante: la Morte. Un lutto non elaborato, quello del padre, ha sconvolto la mente di Lindsay, al punto di deviarne gli istinti sessuali. Non riesce a giacere con uomini vivi, con i quali mai è stata, tantomeno con un marito, al punto che presto il matrimonio si rivela essere la scelta sbagliata. L'ultima mezz'ora di Love me deadly è quella che lascia più sconcertati. Lindsay passa dall'abito in lutto a quello matrimoniale, ma in un agghiacciante montaggio parallelo - durante il quale vanno in scena immagini di quando era bambina con il padre e del presente, sul letto di morte, assieme al coniuge -, le funzioni dei due abiti si sovrappongono: Lindsay riesce finalmente a giacere con il marito (e al tempo stesso, incestuosamente, con il padre), quando questi è inanimato, coronando così, in maniera antitetica, il matrimonio indossando un vestito da funerale. Molto ben fotografato da David Aaron (al suo unico lavoro cinematografico), ben recitato da Mary Charlotte Wilcox, questo tetro, non pauroso ma angosciante, viaggio cinematografico che si conclude tra le braccia della "triste mietitrice", è valorizzato da una romantica colonna sonora nella quale si fanno notare due brani, quello che prende titolo dal film (Love me deadly) e You're something special.
Curiosità
Concepito come dramma dalle oscure venature, La necrofila subisce una sostanziale modifica durante la lavorazione, resa necessaria per consentire al girato di confluire in lungometraggio. Inizialmente, infatti, il gruppo operante nella "Morningside mortuary" era costituito semplicemente da necrofili. Diventa quindi un horror solo in seguito, per via della necessità di prolungare le riprese, dal momento che l'innocua setta viene trasformata in un culto satanico, coinvolto in sacrifici rituali. In particolare, gli omicidi di Wade (amico di Lindsay) e del gigolò sono stati scritti e filmati dopo il completamento delle riprese principali. Per questa ragione l'assassinio di Wade appare del tutto gratuito, apparentemente ingiustificato.
Citazione
"Noi siamo gente normale, ma abbiamo necessità diverse. Esistono pulsioni e desideri che molte persone non capiscono. Perciò dobbiamo mantenere il segreto. Lei non è sola: il nostro gruppo è costituito da parecchi membri che si riuniscono e gioiscono insieme."
(Fred)
La necrofila: l'impressionante omicidio, da parte di Fred, del gigolò
Critica
"Film di ridottissime dimensioni produttive e curiosamente spiazzante perché tratta di necrofilia in un ambito tipicamente da telefilm, dal quale trae anche una linea narrativa melodrammatica che risulta quasi parodistica. E la presenza di Lyle Waggoner, attore televisivo per eccellenza, rafforza la sensazione. Ma il film sguazza contento della sua sostanziale turpitudine, resa ancora più sbalorditiva e irresistibile dalla recitazione seriosa dei suoi interpreti. Film difficile da classificare, è sicuramente originale e, benché certamente non bello, interessante. La vicenda persegue con determinazione un tragitto inesorabile verso la perdizione, che implica l'accettazione, da parte della protagonista, del suo modo di essere e il rifiuto di ogni redenzione e lieto fine. È anche il trionfo personale di Mary Wilcox, fisico prorompente e aria bamboleggiante, che non sa recitare, ma raggiunge ugualmente esiti interessanti."
(Rudy Salvagnini) [1]
Visto censura [2]
In data 30/09/1975, La necrofila viene bocciato in censura, perché "tratta di argomenti di necrofilia a sfondo sessuale, con molte scene di feroce sadismo che lo rendono impressionante e disgustoso, tale da costituire una potente offesa al comune senso morale."
Ottiene poi, in seguito, nulla osta (n. 6707 del 06/11/1975) passando senza tagli, ma con divieto di minori di 18 anni, "in considerazione della tematica del film, delle numerose scene di cruda violenza, di sadismo e di necrofilia, che appaiono controindicate alla sensibilità dei minori."
Metri di pellicola accertati: 2600 (pari a 94'50" in proiezione cinematografica).
NOTE
[1] "Dizionario dei film horror", pag. 482 (edizioni Corte del Fontego).
[2] Dal sito "Italia Taglia".
La necrofila: edizione integrale VHS (1995) Paradise 90, con il titolo di "Amami mortalmente"
"Colui il quale ha sentito il soffio della Morte alitare presso il suo volto, guarda la Vita con occhi diversi."
(Carlo Maria Franzero)
Trailer
F.P. Versione visionata in lingua italiana - VHS "Paradise 90" (durata: 94'02")
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta