Regia di Tay Garnett vedi scheda film
Un film sulla guerra di Corea che ricorre spesso a materiale documentario, ma che rimane comunque soffocato dalle dosi di retorica propagandista contro i tanto temuti 'rossi'. Un'opera di un manicheismo che si sperava di non rivedere più dopo il cinema di propaganda della prima metà degli anni '40, e che in questo caso anche la presenza di un divo come Mitchum contribuisce ad appesantire con un'ideologia semplicistica, unilaterale e a tratti anche sessista (la donna innamorata 'deve' necessariamente perdonare ed implicitamente approvare la carneficina ordinata dall'uomo in nome dell'amor patrio). In ogni caso, anche a volerselo godere a prescindere dall'apparato ideologico, resta un film di genere abbastanza scontato, senza colpi di scena o trovate di regia che rinvigoriscano i tradizionali cliché.
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