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Divorzio all'italiana

Regia di Pietro Germi vedi scheda film

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La recensione su Divorzio all'italiana

di Furetto60
9 stelle

Film notevole

Un barone siciliano, Ferdinando Cefalù,il mitico Mastroianni, si innamora di Angela,la giovane Sandrelli, una cugina sedicenne da cui sembra peraltro ricambiato, ma c’è un ostacolo ,la moglie di Ferdinando, Rosalia, una donna sgradevole e antipatica. Per risolvere la questione, in maniera drastica e liberarsi dalla schiavitù di un matrimonio infelice, visto che all’epoca in Italia non c’era ancora il divorzio, invita con un pretesto a casa sua, una vecchia fiamma della moglie, il pittore Patanè e lo spinge letteralmente nelle sue braccia. A questo punto, tutto il paese si aspetta da lui la legittima reazione, che ridarebbe la dignità al suo orgoglio di maschio latino ferito nell’onore, dunque si realizzano le condizioni per poter commettere il famigerato “delitto d’onore ” barbarica consuetudine giuridica, in vigore in quel periodo storico, che consentiva ad un omicida per motivi “d’onore” parola e concetto molto abusato all’epoca, di subire una pena notevolmente “blanda” soprattutto se il delitto veniva consumato durante la scoperta del flagrante adulterio, questa vergognosa e tribale legge verrà abrogata solo molti anni dopo. Infatti al processo, vera farsa, in cui un azzecarbugli cialtronesco e grottesco, ingaggiato all’uopo dal barone che già lo aveva visto all’opera, si esibirà in un’arringa diabolicamente pittoresca, viene condannato a una pena leggera, meno dei tre anni previsti per quel reato e, quando esce dal carcere, sposerà la giovane Angela, ma la nemesi che a volte piomba sui destini dell’uomo, riporterà alla fine una briciola di giustizia, della serie chi la fa l’aspetti. Capolavoro del compianto Germi, ritratto grottesco e spietato della provincia siciliana degli anni sessanta. In balia di una legislazione “medievale” con scarsa coscienza civile, tra oscurantismo e arretratezza, ignoranza, l’Italia del sud ma non solo, nel primo dopoguerra, sguazzava in un guado di degrado sociale e umano, senza riuscire a liberarsi dalle catene di un conformismo ottuso e bigotto, senza essere capace di allargare i propri orizzonti e di emanciparsi. Il regista conosceva profondamente quell’ambiente e lo spaccato che fece di quel mondo era quanto mai realistico, il suo occhio non era indulgente, ma anzi molto critico, non poteva concepire una realtà cosi meschina e piccina e fece di tutto per metterla al bando e deriderla.

Film veramente notevole

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