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Divorzio all'italiana

Regia di Pietro Germi vedi scheda film

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La recensione su Divorzio all'italiana

di steno79
9 stelle

Una delle migliori commedie nere del cinema italiano, e non solo, e probabilmente il miglior film in assoluto di Pietro Germi. Si tratta  di una requisitoria, molto amara nel fondo anche se espressa nelle modalità della commedia all'italiana allora trionfante, contro un articolo del codice penale di allora che permetteva di scontare una pena molto lieve, da tre a sette anni di carcere, a chi si era macchiato di un delitto per motivi di "onore" (il film provocò un ampio dibattito su questo tema, ma la cancellazione definitiva di questa assurda legge avvenne solo nel 1981). Si tratta del terzo film di ambientazione siciliana del regista, che poi sarebbe tornato su un tema simile anche col successivo "Sedotta e abbandonata", con risultati meno felici. Molto del merito è da attribuire ad una sceneggiatura di grande ricchezza nella caratterizzazione psicologica dei personaggi, nonchè ad uno sfondo ambientale reso in maniera vivida e penetrante, tanto che il copione firmato da Germi, De Concini e Giannetti vinse un meritato Oscar, sulla scia del successo ottenuto dal film anche in America. L'intreccio è curato abilmente nei minimi dettagli, le sequenze oniriche in cui il barone Cefalù sogna di uccidere la moglie sono divertenti e allo stesso tempo inquietanti, l'inclusione di alcune notazioni di costume, come ad esempio nella scena che ci ricorda il clamore suscitato dall'uscita della "Dolce vita" di Fellini, risulta senz'altro azzeccata. Gigantesca l'interpretazione di Marcello Mastroianni nel ruolo del barone Fefè Cefalù, un personaggio memorabile a cui l'attore riesce ad imprimere una sottile carica di perfidia che, però, non lo rende mai un mostro a senso unico, perchè avvertiamo costantemente la pena di vivere di quest'uomo, che suscita nello spettatore un misto di compassione e di disgusto (e, come ho detto già in altre occasioni, è un vero peccato che l'attore non abbia vinto l'Oscar a cui fu candidato, perchè si tratta di una di quelle performance che segnano davvero il culmine della creatività a cui possa giungere un interprete di cinema). Nell'ampio cast si fanno notare anche una Stefania Sandrelli agli esordi, una Daniela Rocca sapientemente imbruttita, un Leopoldo Trieste sfruttato al meglio delle sue possibilità e un giovane Lando Buzzanca. Il colpo di scena finale è l'ennesima invenzione geniale del film e sarà riproposto molti anni dopo da Gabriele Muccino nel finale de "L'ultimo bacio", anche se con una cattiveria molto più diluita e innocua. Una menzione anche per la pregevole colonna sonora di Carlo Rustichelli, diventata anch'essa famosa.
voto 9/10

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