Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Germi all'apice della sua carriera. Da questo titolo proviene l'attributo poi utilizzato per tutto il cinema 'leggero' italiano di quegli anni, la cosiddetta commedia all'italiana, ed effettivamente non c'è nulla da eccepire. Qui sono contenuti buona parte degli argomenti del cinema italiano di quel periodo, qui si sviscera, in un contesto appunto di commedia, un'acuta riflessione sugli usi e costumi nazionali, qui Mastroianni concede una delle sue più grandi interpretazioni, con quel tic facciale mutuato al regista stesso che è la vera ciliegina sulla torta. Arrivò anche l'Oscar (per la sceneggiatura) e la definitiva consacrazione di Germi, capace di sfornare un prodotto divertente e sanguigno, apparentemente lontano anni luce dal suo cinema fino a quel momento. Il cinema italiano, inoltre, entra nella dimensione regionale di prepotenza; la critica al prototipo di siciliano è chiaramente traslabile al concetto di italiano medio, anche se questo non venne compreso immediatamente dal pubblico. Ma la potenza espressiva del film è racchiusa proprio in questa forma di sarcasmo, che era una delle principali componenti del Germi regista e uomo. Il finale lo esemplifica, ed è entrato giustamente nella storia del cinema italiano.
Il barone siciliano Ferdinando Cefalù, 37enne, ama corrisposto la cuginetta di 16 anni. Come fare per eliminare la moglie? Semplice: basta spingerla fra le braccia di un antico spasimante e poi, a tradimento compiuto, ucciderla. Delitto d'onore: da 3 a 7 anni di carcere. Qualcosa va storto, ma Ferdinando riesce nel suo intento: ancora non sa però cosa lo attende davvero.
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