Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Probabilmente il capolavoro assoluto di Germi, che affonda la lama nella psicologia e nella sociologia siciliane, come se, al suo terzo film realizzato nell'isola, il regista fosse espertissimo conoscitore dell'ambiente. Ma, oltre alla maestria da sociologo, che proviene anche da una sceneggiatura pressoché perfetta, Germi dimostra, per l'ennesima volta, una grande perizia registica. Il racconto è serrato e i colpi di scena si susseguono con studiata frequenza, punteggiati dalla voce off da narratore dell'avvocato De Marzi che, con linguaggio tipicamente forense, commenta le sequenze, sempre pronto a cambiare il corso della propria arringa, a seconda delle immagini che scorrono sullo schermo. E una delle ricchezze del film è senza dubbio la varietà dei registri linguistici utilizzati, da quello del pigro nobilastro (genialmente interpretato da Mastroianni), a quello da romanzo d'appendice della moglie, passando per il linguaggio avvocatesco e per quello intellettualoide del pittore, fino a quello, tutto fatto di ammicchi e sottintesi, del mafioso Mattara. (9 giugno 2008)
Un barone siciliano, sposato da quindici anni, s'invaghisce della cugina sedicenne. Non essendo previsto il divorzio nell'ordinamento giuridico italiano, il nobile pensa di poter approfittare dell'articolo del codice penale che prevede il tradimento come circostanza attenuante per l'omicidio del coniuge fedifrago. Architetta, così, di far cadere la moglie tra le braccia di un amante per poi ammazzarla.
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