Regia di Christopher McQuarrie vedi scheda film
L’opera prima di Christopher McQuarrie (premiato con un Oscar per la sceneggiatura di “I soliti sospetti”) è un discreto esempio, con alcuni cedimenti, di un cinema americano, libero dalla catena di montaggio dei sequel e degli effetti digitali. Nell’impossibilità di ragionare sui “generi”, dopo la frattura narrativa degli anni ’70, vuole essere moderno e nostalgico, consapevole dei propri meccanismi e ironicamente metanarrativo. Il prologo, prima dei titoli di testa, presenta i due protagonisti, Parker (Ryan Philippe) e Longbaugh (Benicio Del Toro), coinvolti in una rissa davanti ad un locale e lasciati a terra, sanguinanti, dalla teppa e dalla macchina da presa. Pochi minuti che definiscono ambiente, personaggi e atmosfera. La coppia (notevoli i progressi come attore di Philippe) di piccoli delinquenti, dal dialogo brillante e cattivo, sperano di fare un salto di qualità con il rapimento di una ragazza, Robin (Juliette Lewis), che ha affittato il proprio utero a una coppia ricca e losca. Non ci si inventa professionisti soprattutto se si è inseguiti da un esperto cacciatore come James Caan (ottimo nel ruolo di un “cleaner” pacato e spietato). La conoscenza enciclopedica del cinema da parte del neoregista sostanzia molte scene e molte battute. Alcuni elementi visivi sono presi dal western e dal “drama crime”. Qua e là si sente l’influenza di Tarantino e di Rodriguez, ma i veri fantasmi evocati dalla messa in scena sono Hawks e Peckinpah.
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