Regia di Carlo Ludovico Bragaglia vedi scheda film
Una ragazza fugge da Sorrento per andare a cercare l'amato Mario (di cognome Bianchi) a Roma. Nella Capitale, per un equivoco, trova un altro Mario Bianchi, modesto commesso viaggiatore con la passione per il canto; il destino li lega assieme oltre ogni previsione.
Modestissima commediola sentimentale che poteva andare bene per l'anno in cui usciva e il momento storico che il Paese stava attraversando, ma che era allo stesso modo destinata a invecchiare in modo molto rapido e drastico. Carlo Ludovico Bragaglia dirigeva in media 2-3 film anche durante il difficile - per la produzione artistica - periodo della dittatura fascista; come facesse è presto detto: bastava infatti adeguarsi ai limiti imposti dalla contemporanea censura e girare esclusivamente opere leggere, spensierate, prive di qualsiasi riferimento alla realtà nostrana e con lieto fine incorporato. Torna a Sorrento esce a fascismo ormai fortunatamente sepolto, ma i canoni artistici dell'Italia in guerra non sono poi tanto cambiati; mentre qualche collega più coraggioso o ambizioso inventa il neorealismo, Bragaglia, più tradizionalista e dalle basse mire, si accontenta di confezionare con sufficiente mestiere questa pellicola. Gino Bechi, Aroldo Tieri, Adriana Benetti, Guglielmo Barnabò e Arturo - fratello maggiore del regista - Bragaglia sono gli attori principali sullo schermo; la sceneggiatura è opera dell'esperto Aldo De Benedetti e approfitta della trama labile per inserire di tanto in tanto qualche momento canoro che giustifica il titolo. 2,5/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta