La recensione su Vicenta B.

di alan smithee

6 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Ne La havana dei nostri giorni, le vie della capitale poco per volta si svuotano a causa della progressiva emigrazione che svuota la capitale e l'intera isola di giovani, in cerca di nuove prospettive.

A questo esodo di massa non si sottrae nemmeno il figlio amato di Vicenta Bravo, una bella santona quarantacinquenne che molti frequentano per riuscire ad entrare in contatto con l'animo dei propri cari estinti.

Il dolore della distanza che la separa da quel momento dal figlio, fa sì che Vicenda perda gran parte dei suoi poteri di veggente, e che inizi a vagare per una Cuba rurale ove molta gente vive ancora di espedienti ed inganni.

Il regista cubano Carlos Lechuga, alla sua terza opera di regia, mette in scena un efficace studio della società cubana contemporanea, che rimane ancorata ai misteri e ai miti pagani del passato senza rinnegare una fede religiosa molto sentita, ma anche molto travisata e edulcorata da riti al limite dell'esoterico.

Per la protagonista, Linnett Hernandez Valdès, molto bella e seducente, il film è il mezzo ideale per mostrare tutto il magnetismo ed il fascino che caratterizzano fisicamente la bella attrice, perfetta in un ruolo che pare contraddistinguerla come personaggio dominante e di riferimento, destinato poco per volta a prendere coscienza della fragilità del proprio esistere, soprattutto col venir meno delle proprie certezze e di ciò che resta dei propri affetti più sinceri.

Altro protagonista della vicenda intima e personale, è una Cuba che resta colorata ed accattivante anche senza la necessità per una volta di ostentare tutti i vezzi attrattivi che da sempre la caratterizzano come posto unico anche quando l'isolamento forzato si è ridotto a poca cosa rispetto agli anni di Fidel e del duro contrasto con gli Stati Uniti.

Chiudi

Ti è stata utile questa recensione? Utile per

1 utenti.

chiudi

Per te? Sì