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The Hotel

Regia di Wang Xiaoshuai vedi scheda film

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La recensione su The Hotel

di pazuzu
8 stelle

The Hotel sorprende e convince, risultando un'opera di notevole impatto emotivo oltre che visivo, con una sceneggiatura precisa che trova il modo di farsi ricordare.

 

 

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2022 - CONCORSO PROGRESSIVE CINEMA

All'inizio del 2020, in occasione dei festeggiamenti per il capodanno cinese, il regista Xiaoshuai Wang si recò in Thailandia, a Chiang Mai, insieme all'amico produttore Xuan Liu e alle relative consorti: gli effetti delle notizie che da Wuhan si propagarono in tutto il mondo, lì giunsero prima ancora che altrove, e in men che non si dica il gruppo si trovò bloccato nell'hotel che lo ospitava, senza alcuna possibilità di tornare in Cina a causa del lockdown. In virtù di questo inevitabile stallo, e disponendo di attori e sceneggiatori tra la gente che albergava con loro, i due pensarono di sfruttare il tempo per fare un film; al di là della ricerca dell'attrezzatura, restarono da coprire due ruoli vacanti, ed essendo impossibile anche solo raggiungere la più fornita Bangkok, fu necessario individuare professionisti in quella piccola città: un ruolo era quello di direttore della fotografia, per il quale fu scovato un thailandese dedito solitamente agli spot pubblicitari, mentre per l'altro, quello di tecnico delle luci, non trovarono di meglio che un afgano che dichiarava di saperle solo accendere e spegnere.

 

 

Quanto appena scritto può sembrare la trama di un film un po' storto a tematica metacinematografica, ma in realtà è semplicemente il resoconto di quanto raccontato da Xiaoshuai Wang riguardo la genesi di The Hotel, un film concepito per riempire il tempo in condizioni di cattività, poi scritto e girato complessivamente in circa un mese in condizioni simili a quelle delle jam session musicali. Con tali premesse, ci si aspetterebbe di trovarsi di fronte a un prodotto quantomeno raffazzonato: e invece, The Hotel sorprende e convince, risultando un'opera di notevole impatto emotivo oltre che visivo, con una sceneggiatura precisa che trova il modo di farsi ricordare. Al centro della storia c'è una ragazza che sotto pandemia sta per compiere vent'anni, e a questa immobilità imposta da un nemico invisibile e inattaccabile reagisce con una vitalità che manifesta alternando riflessioni apocalittiche ad approcci comunicativi con chiunque attorno a sé le sembri disponibile ad uno scambio.

 

 

L'architettura del film è particolare ma funzionale, con una lunga prima parte divisa in tre capitoli (Cap. 1, Cap. 2, e Cap. 3, non del tutto consecutivi), ciascuno dedicato alla presentazione di uno dei tre piccoli nuclei che alloggiano nell'albergo (dove il primo è composto dalla ragazza e dalla madre invadente, il secondo da un attempato professore universitario e dalla lamentosa consorte, e il terzo da un ragazzo incerto del proprio orientamento sessuale e dall'uomo cieco che sta assistendo), e con una seconda libera da schemi particolari, anticipata dal titolo, che appare dopo quasi un'ora.
Filmato in bianco e nero nel consapevolmente anacronistico formato in 4:3, The Hotel centra in pieno l'obiettivo di restituire il senso di frustrazione e straniamento rispetto allo spazio ed al tempo che le restrizioni ed il confinamento hanno causato ad ogni latitudine, risultando altresì una riflessione tagliente sulla solitudine e sulla disperazione che la stessa può generare.

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