Regia di Mani Haghighi vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Nel centro di una Teheran piovosa ed umida, una titolare di una autoscuola di none Ferzaneth, bloccata nel traffico assieme alla sua allieva impegnata in una lezione, scorge improvvisamente quello che identifica per il marito, di nome Jalal, mentre sta salendo furtivamente su un bus.
Incuriosita, e sapendo che l'uomo dovrebbe essere fuori città per lavoro, la donna lo segue e lo vede salire in un appartamento. Naturale per la donna pensare ad una tresca ai suoi danni.
La sera è il momento delle spiegazioni, ed il marito conferma risolutamente di non essere lui la persona che sua moglie ha scorto sull'autobus.
Per togliersi uno sfizio, Jalal si reca pure lui presso l'appartamento di cui gli ha parlato la consorte, e giunto in loco si accorge, trasalendo, che la donna che vive in quell'appartamento è la fotocopia esatta di sua moglie.
Avvicinatala, scopre da alcune foto di famiglia che effettivamente il marito della donna è anche identico a lui, rendendo le due coppie perfettamente identiche ed interscambiabili.
A quel punto la situazione, dai risvolti incredibili se non proprio diabolici, prende svolte via via sempre più indecifrabili man mano che le coppie prendono contatti a due a due sempre più frequenti, permettendo alla copia malvagia di prevalere su quella onesta, fino alla messa a punto di un piano diabolico che solo i componenti della famiglia degli originari protagonisti riesce a comprendere, in un film che si dipana tra inganni e manipolazioni senza freni né più una parvenza di morale.
Il tema del doppio, che al cinema ha creato maestri (Hitchcock, De Palma per citarne due tra i più esemplari) ed opere d'arte assolute (La donna che visse due volte, Vestito per uccidere), trova in questo tetro thriller di grande atmosfera la conferma che il cinema iraniano non si ferma dinanzi a nessuna sfida, e può dedicarsi anima e corpo a produzioni di thriller davvero affascinanti come questo diretto con cura e grande maestria scenica da Mani Haghighi, noto grazie ad alcuni festival internazionali per A Dragon Arrives! (2016) e ancor più per il controverso Pig (2018), visto in Italia al Tohorror edizione 2018.
Un film sin complesso, talvolta difficile da decifrare, ma in cui è bello perdersi nonostante tutto, a partire dalla improbabilità del racconto e dalla determinazione del regista di puntare sui cieli piovosi e cupi, e su scene platealmente esagerate come l'abbraccio mortale che chiude la rocambolesca vicenda.
Il film si fa forte di due attori straordinari, chiamati a sdoppiarsi con minuzie espressive davvero impercettibili, e sulle cui spalle pesano le caratterizzazioni di due personaggi ciascuno costretti a distinguersi solo per piccole sottigliezze caratteriali che finiscono per essere l'unica, incerta ma non impossibile via necessaria per discernere l'originale dalla insinuante copia.
Ed ecco allora Navid Mohammadzadeh (che assomiglia fisicamente, in questo film in particolare, ad un nino Manfredi anni '50) e Taraneh Alidoosti, già visti di recente assieme nel bellissimo Leila e i suoi fratelli, e singolarmente nelle principali opere cinematografiche iraniane dell'ultimo decennio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta