Regia di Guillaume Renusson vedi scheda film
Dopo essere riuscita a scappare da una retata della polizia, una donna afgana (Amir-Ebrahimi) cerca di attraversare le Alpi Marittime per raggiungere la Francia. Qui viene trovata, stremata, da un uomo (Menochet, sempre più emblema del cinema francese contemporaneo) che si era rifugiato per qualche giorno nella sua baita di montagna per elaborare i sensi di colpa derivanti del traumatico lutto della morte della moglie. Insieme, i due saranno oggetto di una caccia spietata da parte di un terzetto xenofobo franco-italiano (due uomini e una donna, la più feroce) che farebbero di tutto per vederli morti.
Guillaume Renusson esordisce alla regia con un film che si colloca al crocevia tra Caccia selvaggia, Cane di paglia, Europa, Mediterranea, Essential Killing e persino Il grande Silenzio di Corbucci. Il tema della lotta senza quartiere al migrante è trattato con un registro thriller piuttosto spoglio, a budget ridotto, nel quale la natura matrigna gioca un ruolo decisivo sul destino della coppia di fuggiaschi. Peccato solo per qualche didascalismo di troppo, di cui si trova ampia traccia negli slogan salviviani dei tre violentissimi cacciatori di uomini.
Premio come Miglior lungometraggio internazionale al Rome Independent Film Festival 2023.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta