I GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL.3 DEL GRANDE, TALENTUOSO, TROMATOSO ED EMOZIONANTE JAMES GUNN.
Con tutta tranquillità e dopo 5 anni, riesco a parlare di un film Marvel molto più bene che male.
Certo, c’è stato il Doctor Strange di Sam Raimi, ma ammettiamolo che è stato poco più su commissione. Girato da un grande regista, ma scritto e prodotto da dei pivelli prezzolati.
Stavolta invece il film è diretto e scritto da un professionista che non ha mai toppato un film. I produttori son sempre i soliti pivelli, ma stavolta meno prezzolati e più al servizio del regista.
Diretto a dir poco magnificamente, un montaggio che fan sembrare le 2 ore e 40 di durata una puntata di mezz’ora, inquadrature sempre azzeccate, il famoso piano sequenza d’azione veramente leva di culo ad occhi chiusi tutta la robaccia Marvel e DC degli ultimi anni (anche se è secondo solo a quello di Atomica Bionda, visto che di quello ce se ne accorge dopo cinque minuti di durata e continua ancora).
Le musiche sono quasi tutte diegetiche e inserite benissimo, gli attori son strepitosi, la cgi è usata bene e le scene d’azione al solito sono tutte chiare.
E’ un po’ meno violento e con meno parolacce di The Suicide Squad, ma già a vederle in un film Marvel/Disnei è quasi un miracolo.
La scrittura è fantastica, punta su tutti i personaggi e li approfondisce, soprattutto Rocket Racoon.
Il villain è ben caratterizzato, folle, ma non troppo, con un obbiettivo ben preciso, comprensivo e ai limiti dell’ossessione.
Diciamo che James Gunn è Taika Waititi, ma molto più bilanciato tra comicità e dramma.
E qui si sceglie di puntare di più sul dramma e i ricordi dolorosi, ma sempre mirando al cuore e finalmente anche alla testa. Stessa cosa per le battute e l’ironia che sono pungenti e divertenti.
Inutile dire che Gunn anche qui inserisce la dolcezza in mezzo al marciume, ma stavolta riesce in tre-quattro scene a far parlare più le immagini per raccontare una storia e ad evitare inutili didascalie.
La storia è forse più semplice dei due precedenti, ma arricchite di tematiche ancor più familiari a noi spettatori come la famiglia, l’accettazione di noi stessi, il difetto come carattere in più e la perfezione come carattere in meno e la solita quanto sempre più consolidata coesione di una squadra.
Tanti hanno parlato male di Adam Warlock, quando qui è stato inteso non proprio come villain, ma come personaggio in formazione, a tratti ingenuo e sopra le righe sì e sempre inserito nel contesto.
In effetti il monologo di Peter Quill in ascensore dove spiega perché Gamora è quella che è rispetto al secondo film è l’unico e vero difetto perché collegato a quelle due merde di Infinity War ed Endgame. E in sala non tutti si ricordavano di quell’evento.
Comunque è un film ben fatto, sembra chissà che capolavoro, ma semplicemente perché è preceduto da prodotti alla migliore mediocri. E speriamo che non ne sarà pure seguito, visto che il Grande Disegno Marvel è di fatto più un handicap che un punto a favore.
Daje Jimmy, con Superman Legacy voglio vedere Clark che quando scoreggia spazza via i terroristi…!
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