Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Gli anni 90' per Ridley Scott cominciati con il bellissimo Thelma & Louise (1991), mano a mano sono andati a puttane con un trittico di film uno peggio dell'altro, toccando il fondo totale con Soldato Jane (1997); del regista che aveva debuttato al cinema con il miglior trittico d'esordio di sempre (Duellanti, Alien e Blade Runner), non c'era più alcuna traccia e la sua carriera si avviava ad un mesto declino anche dal punto di vista commerciale, ma l'occasione per risollevarsi arriva nel modo più inaspettato di tutti, il genere peplum finito da decenni, improvvisamente risorge con questo Gladiatore (2000), registrando incassi per oltre 450 milioni di dollari, nonchè a distanza di oltre 20 anni, si deve ammettere come l'opera sia stata comunque capace di penetrare l'immaginario collettivo, guadagnandosi nel bene e nel male lo status di cult, perpetrando nella gente una concezione spaccona del mito di Roma, con la figura del Gladiatore/Russell Crowe ad ergersi a simbolo immortale del film, presso legioni di spettatori, nonchè componenti del tifo organizzato, palestre (la gigantografia di Russel Crowe con muscolatura credibile ed esibita in bella mostra sulla parete del centro di allenamento tutt'oggi permane) e organizzazioni che trafficano in affari poco leciti, gridando a pieni polmoni nei più disparati contesti (compresi i gigli dedicati alla madonna qui al meridione), gli inni a Massimo Decimo Meridio, con una devozione ed un trasporto davvero encomiabili.
Tutto questo fu vera gloria? Inutile dire che da piccino, il fascino di quest'opera fu devastante sulla psiche del sottoscritto, non me ne perdevo una replica su Canale 5, anche se per via della pubblicità ero costretto a restare in piedi fino ad oltre l'una di notte nonostante la scuola il giorno dopo, ma alla fine si cresce, si studia la storia, i gusti si affinano e vedendo altra roba dello stesso regista, si comprende come lo status leggendario sia andato ben oltre l'effettiva qualità dell'opera, ma a questa "tamarrata d'autore" , al di là dei notevoli difetti anche di regia (gente con i jeans, aerei nell'inquadratura, bombole ad aria compressa sui carri etc...), non gli si può non volergli bene tutto sommato, perchè bisogna ammettere che Ridley Scott azzecca grossomodo gli ingredienti, ben sapendo come si costruisce un'immaginario di successo, cominciando dai due poli da contrapporre, partendo dal generale tutto patria e famiglia, Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe), che ha perso tutto e viene ridotto i schiavitù, meditando la propria vendetta verso Commodo (Joaquin Phoenix), il nuovo imperatore dei romani, salito al trono dopo aver ucciso il padre Marco Aurelio (Richard Harris), il quale voleva restituire il potere al Senato con somma contrarietà del figlio, vista la sua natura depravata, con un campionario di bassezze morali ed etiche non elencabili in numero.
I buoni sono buoni ed i cattivi sono cattivi, partendo quindi da questa contrapposizione, si può dire che il merito del successo, sia stato da parte del regista costruire l'opera attorno ai due poli, con qualche comprimario nel mezzo, che non faccia ombra ai protagonisti, senza però venirne oscurato, come i due compagni gladiatori di Massimo, il cacciatore Juba (Hounson) e l'addestratore Hagen (Ralf Moeller), figure che sanno restare al proprio posto, facendo quello che devono fare quando devono, cornici che abbelliscono il quadro, senza dimenticare di citare il lanista Proximo (Oliver Reed scomparso durante le riprese) e Lucilla (Connie Nielsen), in ruoli per nulla facili, specie quest'ultima soggetta a tutti i soprusi psicologici e le devianze del fratello Commodo, intrepretato da un Joaquin Phoenix esagerato, che a soli 25 anni, mette con il culo per terra tutti gli attori del film, con una prestazione recitativa sopraffina, dove entra alla perfezione nella psiche contorta e deviata del personaggio, suscitando sempre una paura fottuta nello spettatore ad ogni sibilio o occhiata torva, senza mai scadere in una macchietta, mantenendo sempre una perfetta credibilità, dovuta probabilmente all'enorme professionalità di un attore, il quale nonostante fosse in una produzione che se ne fregava di ogni verosimiglianza storica, aveva letto le Storie di Cassio Dione, riuscendo a divenire tutt'uno con il personaggio, un lavoro mirabile, specie per il fatto che sia a livello narrativo, sia a livello di ricostruzione, di strafalcioni nell'opera ve ne sono così tanti, che su wikipedia a dire il vero non sono neanche riportati tutti. Il suo collega Russell Crowe, non gli sarà pari in profondità recitativa, ma risulta essere all'apice della prestanza fisica e nel carisma, costruendosi una figura titanica, capace di imprimersi nelle memorie degli spettatori, nonostante l'opera sia uscita in un contesto cinematografico sempre più usa e getta, dando comunque quelle sfumature umane al personaggio, necessarie per non farne una figura monolitica muscolare e basta. Il Gladiatore quindi deve essere preso come un sandalone degli anni 50', aggiornato allo stile degli anni 2000, dove non ci si deve curare molto della storia o della ricostruzione dell'epoca, ma solo farsi trascinare dal più classico dei plot e dalla costruzione carismatica dei due attori principali, i quali reggono su loro stessi tutto il peso dell'opera, mascherandone i più evidenti vizi, cominciando dai combattimenti nell'arena troppo videoclappari nel montaggio e nell'estetica (sta sabbia non sporca troppo), nonchè delle scelte troppo oltre (va bene le licenze romanzesche ed i "legionari" di colore nell'arena, ma il finale resta molto fantasioso e poco credibile nel suo dipanarsi) ed una ricerca dell'epica più attraverso le frasi e non visiva; però risulta buona la critica al popolino bue, che in cambio di panem et circens, si aliena negli spettacoli del Colosseo lasciandosi privare della libertà, ma alla fine quando senti quando senti la colonna sonora di Zimmer, con Crowe si gira nell'arena verso Commodo togliendosi l'elmo, è l'apice della figaggine, scolpendo nell'eternità codeste parole :
"Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell’esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell’unico vero imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa… e avrò la mia vendetta… in questa vita o nell’altra"
Alzi le mani e ti togli il cappello, fregandotene di tutto il resto, innanzi al Gladiatore anti-sistema che sfidò da solo un imperatore.
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