Regia di Diego Lerman vedi scheda film
Il supplente (2022): Juan Minujín
Quando Lucio appende il quadro della figlia alla parete, gli occhi, finalmente, mi si aprono. Quel semplice gesto acquisisce un senso, e ne acquisisce uno il continuo martellare di Lucio e lo scambio di battute con la vicina spazientita che bussa alla porta di casa, in piena notte, in cerca di pace. Ma a dare un senso definitivo a quel quadro ci pensa Sol, la figlia, che dice al padre di roteare il disegno di quarantacinque gradi. Adesso è perfetto e il professore comprende di averlo osservato dalla prospettiva sbagliata, fin dal giorno in cui ha occupato l'appartamento a seguito della separazione dalla moglie.
Mentre scruta il quadretto della figlia dodicenne, Lucio si sveglia da un lungo letargo ed inizia a vedere la sua vita da una prospettiva nuova, adottando un atteggiamento diverso. E comprende che la vita che ha vissuto fino a quel momento è stata deludente a causa della sua stessa miopia.
L'esistenza di Lucio, metaforicamente, si può vedere come un lungo lavoro preparatorio, reso necessario per appendere una cornice ad un muro bianco e spoglio, in cui si sono susseguiti parecchi intoppi come un divorzio, un’occasione di lavoro perduta o una figlia ingrata, rappresentati simbolicamente dalla vicina sfinita e da ospiti molesti ed indesiderati.
Raddrizzando il quadro Lucio vede la sua vita per quello che è stata. Risentimento, cecità e presunzione hanno influenzato i suoi rapporti sociali. Si accorge di non aver superato una cocente delusione lavorativa. Soprattutto, offuscato dalle sue ambizioni e dalle ferite del suo ego, si accorge di non aver compreso il motivo della separazione, l’ostilità della figlia e il ruolo sociale svolto dal padre.
Davanti al suo lavoretto, Sol, come un critico d’arte, offre al padre opprimente una traccia interpretativa che gli fa riconsiderare il modo di intendere il proprio futuro.
Osservando il modesto dipinto di una dodicenne stanca di sottoporsi ad esami di ammissione, Lucio imprime un’accelerazione notevole al suo incedere stanco. Il lavoro di supplente, svolto controvoglia, in una scuola superiore, inizia ad acquisire un senso preciso. Il lavoro del padre moribondo inizia ad avere un valore e l’aiuto prestato ad alcuni studenti, affinché riprendano a frequentare la scuola, si trasforma in qualcosa di più grande e impegnativo. Perché ai giovani ragazzi della periferia di Buenos Aires la vita ha dato davvero poco, spiritualmente ed economicamente. Le prospettive, per loro, sono deludenti e spesso legate alla criminalità che sguazza allegramente nello stagno dell’ignoranza e della povertà delle periferie.
Il supplente (2022): Juan Minujín, Alfredo Castro
Diego Lerman, nonostante qualche semplificazione narrativa, descrive molto bene l’odissea di un uomo cieco che apre gli occhi sulla realtà periferica in cui vive ed esce dal proprio centro per meglio comprendere i propri studenti, i colleghi, i famigliari e, in ultima istanza, la popolazione senza speranze del proprio quartiere.
Il regista argentino riprende l’esistenza del supplente attraverso porte, separé opachi, vetrate, reticolati, finestrini e superfici riflettenti: un filtro che lo mette a distanza da un personaggio che ha scelto di fare altrettanto con i suoi simili.
Finché quel quadro non viene raddrizzato, determinando un radicale cambio di prospettiva, la telecamera frappone qualcosa tra se e Lucio. Da quel momento, però, la camera del regista non ha più bisogno di filtri, segue il supplente, entra in aula e riprende l’anima invisibile della scuola, che non aiuta certo il corpo (paese) a respirare o digerire ma, dannazione, aiuta gli individui a sottrarsi alle miserie del loro tempo come la mancanza di lavoro, la droga, la delinquenza e l'ignoranza.
Lerman parla del singolo individuo e del ruolo positivo e propositivo che può assumere nel tessuto sociale. Benché indirette, non risparmia critiche alla carità pelosa elargita delle istituzioni, alle ciniche azioni dei politici e allo stato colpevole per latitanza.
In tempi come quelli odierni, in cui il machete di Javier Milei si è abbattuto sulla sanità, sull'istruzione, sulle pensioni e sul walfare, riducendo la spesa laddove vi era già povertà e menefreghismo, l'atteggiamento nuovo del supplente è quanto mai necessario per ridurre le disparità sociali e resistere al peggio Almeno finché la piazza, stanca di manganellate, decida diversamente il proprio destino. (V.o.s.)
TIMVISION
Il supplente (2022): Juan Minujín
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