Regia di Lila Neugebauer vedi scheda film
Quando lo stress e/o le pressioni non concedono un attimo di tregua, costringendo il soggetto interessato in un angolo, in una condizione di massima difficoltà, è indispensabile cambiare registro, possibilmente staccando la spina. Sarebbe indicato fare un pit stop, scelta che non è comunque sia a disposizione di chiunque, che non tutti possono permettersi.
Al contrario della protagonista di Causeway, obbligata a rivedere – chissà quanto a lungo – i suoi progetti di vita con un cambio di rotta fuori programma, Jennifer Lawrence, l’attrice che la interpreta, ha pensato, cercato e voluto questa opportunità di mettersi a nudo levandosi di dosso – non solo metaforicamente - il trucco, spogliandosi completamente del lato glamour, che l’ha dapprima coccolata, poi adulata e infine ingabbiata da quando è stata baciata dal successo, per inciso da circa un decennio.
In seguito alle ferite riportate in un’esplosione in Afghanistan, avvenuta mentre prestava servizio come militare, Lynsey (Jennifer Lawrence – Il lato positivo, Joy) è costretta a fare ritorno a casa, che aveva scelto di abbandonare a tempo indeterminato.
Se il rapporto con Gloria (Linda Emond – The gilded age, Indignazione), sua madre, è – come sempre – distaccato e superficiale, Lynsey riceve un po’ di conforto esclusivamente grazie a James (Brian Tyree Henry – Atlanta, Godzilla vs. Kong), un meccanico conosciuto per puro caso.
Mentre Lynsey non ha alcuna intenzione di rinunciare a rivestire il suo vecchio incarico militare, quantunque sconsigliato caldamente da qualsiasi elemento a sua disposizione, il suo legame di amicizia con James diviene sempre più stretto, necessitando di un chiarimento.
Opera prima di Lila Neugebauer, Causeway è un film dalla pronunciata gravitas drammatica, interamente cucito sull’interpretazione di integerrima abnegazione garantita da Jennifer Lawrence, che abbandona le produzioni destinate a conquistare il botteghino (Hunger games), i supereroi (X-men – Giorni di un futuro passato), le opere ambiziose (Passengers) e quelle destinate a scatenare critiche feroci (Madre!), ritornando a quei ruoli intimi che le avevano consentito di farsi conoscere al pubblico (The burning plain. Il confine della solitudine, Un gelido inverno – Winter’s bone) quando era ancora adolescente.
Si tratta di un processo di elaborazione perseguito con franchezza e aderenza, che raggruppa e impila traumi fisici e psicologici, recenti e datati, in prima linea, come lo stress post traumatico, e secondari, comunque sia non meno importanti anche se talvolta poco più che accennati.
Sostanzialmente, vanta un mirabile senso della misura e una mappatura puntuale, con una colonna vertebrale che contiene ed enuncia sfide individuali, piccole conquiste e attacchi di panico che troncano il fiato, menomazioni evidenti e guarigioni parziali, frangenti rinfrancanti e blocchi di macerie ardui da asportare, che producono trappole anche in quelle azioni quotidiane che in situazioni normali andrebbero attribuite alla routine.
Un quadro clinico dalla conformazione plurima e accidentata, che guarda dritto negli occhi la realtà affrontata, escludendo categoricamente – al massimo arriva a sfiorarle per poi ritrarre sapientemente la mano – concessioni gratuite, preferendo pubblicare un report fondamentalmente asciutto.
Infine, l’interpretazione spogliata di qualsiasi orpello fornita da Jennifer Lawrence è accompagnata con encomiabile e scrupolosa partecipazione da Brian Tyree Henry, una spalla – con la quale confidarsi, sorridere e lasciarsi andare - inaspettatamente funzionale e ideale.
In conclusione, Causeway è un film minuto e disadorno, che produce un discreto quantitativo di dividendi, con spazi di manovra circoscritti, parimenti scoperto ed esente da scontati esibizionismi , che mantiene sotto stressa osservazione la sua protagonista indiscussa, marcata con grande rispetto e un’empatia mai pleonastica.
Tra delusioni e rasserenamenti, ritorni fuori programma e sbronze terapeutiche, diagnosi spietate e voglia di reagire, intenzioni e ripercussioni, handicap asfissianti e ripiani di gentilezza.
Comprensivo ed essenziale.
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