Regia di Ron O'Neal vedi scheda film
Da tuffo al cuore già la prima volta che lo vidi, 32 anni e fa riconobbi in un istante subito. Girato per una sequenza -con Priest/Ron O'Neal vestito da assurdo troppo alto, e grosso fantino, reduce da una lezione di equitazione- sotto casa mia(sopra al garage che si vede chiaramente e a 100 metri dal bar latteria-alimentari di quartiere), in via Archimede a Roma Parioli, due leggende vere del cinema, TV e teatro nero americani come Ron O'Neal e Roscoe Lee Browne, forse meno di due anni prima della nascita del sottoscritto, venne girata questa scena. "Superfly TNT", diretto dallo stesso O'Neal e prodotto da Sig Shore. Scritto nientemeno che da Alex "Radici" Haley, che si prestò per questa storia dello stesso O'Neal e di Shore, o.s.t. degli Osibisa, maestosa.
Ma il film nonostante l'affascinante ambientazione romana(e addirittura senegalese per quanto riguarda la parte della guerriglia in un Paese africano, con William Berger fetentissimo mercenario), e Priest oramai ritiratosi a fare la ''dolce vita" con i soldi della sua precedente vita da narcotrafficante, è troppo slegato e senza ritmo, proseguendo spesso a fatica, con due sole o tre scene d'azione e più dinamiche, tra cui quella prima citata di inseguimento a piedi, e abbozzata lotta con un killer armato di coltello fra i garage interrati della mia strada.
La regia di O'Neal coadiuvata come nel precedente anche dalla fotografia grezza di James Signorelli, è incerta e semi-amatoriale, tanto che la Warner Bros. nonostante l'enorme successo del primo film si sfilò dopo una disastrosa prima proiezione, e venne acquisito per la distribuzione dalla Paramount, andando comunque incontro ad un annunciato e forse inevitabile, bagno di sangue commerciale nel 1973.
Curioso, come il pre-finale con Priest torturato dai mercenari in Africa, -e del come riesca a fuggire uccidendoli grazie alla sua scaltrezza in una delle sequenze migliori del film grazie anche al gran pezzo degli Osibisa che lo accompagna-, sembra percorrere O magari è assolutamente coeva, ad alcune situazioni in cui si trova John Shaft/Richard Roundtree, in "Shaft e i mercanti di schiavi"(Shaft i Africa)(1973), di John Guillermin.
Da scult assoluto la sequenza con Robert Guillaume che canta "O'Sole mio" alle topone Sheila Frazier dal primo film, e Olga Bisera, tra tavolini e menestrelli cantastorie stornatori, di un locale tipico romano folkloristico per stranieri, tipo Meo Patacca o La Parolaccia.
John Nada
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