Regia di Sérgio Tréfaut vedi scheda film
VENEZIA 79 - ORIZZONTI
The Bride (A Noiva in originale), è un film portoghese della sezione Orizzonti di Venezia 79 che ha suscitato piuttosto scalpore per la scottante tematica trattata e per l’apparente freddezza con cui viene tratteggiata la figura della protagonista.
Una ventenne francese fuggita dall’Occidente assieme al compagno terrorista, ucciso in Iraq a seguito di una retata, è costretta a vivere in un campo di prigionia, accusata ella stessa di condividere ed essere stata parte attiva della causa degli estremisti.
Ancora adolescente, una francese lascia l’Europa per raggiungere il compagno terrorista, arruolato nelle forze ribelli dello Stato islamico dell’Iraq. La troviamo tre anni dopo in un campo di prigionia, mentre assiste, con i due figlioletti attorno ed un nascituro nel grembo, all’esecuzione del marito.
Le chiedono se vuole dargli un ultimo saluto, ma rifiuta. Non rinuncia invece di prender parte all’esecuzione, mentre una lacrima le scivola lentamente verso una guancia. Il suo cuore è pietrificato, ma il suo sentimento neo confronti del coniuge è improntato ad una immutata solidarietà di intenti.
Circostanza, quest’ultima, che la espone all’ eventualità di essere condannata ella stessa come terrorista senza che la circostanza di essere madre ( e in stato interessante) possa comunque escluderle la pena capitale.
Negli occhi sconvolti della suocera (interpretata dalla nota attrice iberica Lola Duenas), giunta in loco a raccogliere le spoglie del figlio giustiziato, come in quelli del padre della giovane, l’incredulità che una ragazza occidentale possa essere arrivata a immischiarsi in fatti ed eventi che esulano dalla propria sfera geografica e sociale.
La pellicola di Sérgio Tréfaut, che rinuncia scientemente ad ogni tentazione sensazionalistica o di pura narrazione, si ispira alla vera condizione in cui si sono venute a trovare giovani spose europee convinte da compagni terroristi a seguirle per unirsi alla causa jihadista.
Ne scaturisce una narrazione dura, secca, che non bada ad alcun accenno di giustificazione sentimentale ma anzi pone la protagonista in una posizione di orgoglioso distacco rispetto a chi le chiede anche supplichevolmente una spiegazione di come si possa essere trovata in una situazione tanto al limite, con figli esposti a pericoli in un territorio dilaniato da una guerra di cultura e religione che non pare avere tregua.
Un lungo percorso di documentazione sta alla base di un film che vede il regista molto addentro alla tematica inerente la guerra civile che imperversa in una delle zone più calde e disastrate del pianeta.
Bravissima la giovane protagonista, Joana Bernardo, che riesce, con la forza del solo sguardo, a comunicare una disperazione che pare devastarla, ma non scuoterla dall’orgoglio che l’ha portata ad intraprendere un percorso di vita votato ad un martirio fisico e morale.
Una donna militante per amore, disperata, ma orgogliosa al punto da non scomporsi più di tanto. Una donna tutt’altro che pentita o sulla strada della rassegnazione.
Ed è proprio in questo ritratto duro e così poco poetico che sta la più genuina forza del film.
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