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A Man

Regia di Kei Ishikawa vedi scheda film

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La recensione su A Man

di port cros
7 stelle

79ma MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA 2022 – ORIZZONTI

 

Rie, una giovane madre divorziata conosce nella sua cartoleria un giovane tagliaboschi che vi acquista album da disegno ove dipingere paesaggi. Un salto di qualche anno e la vediamo felicemente sposata con il ragazzo, Daisuke Tamaguchi, da cui ha una figlia. Un tragico incidente sul lavoro nei boschi la rende purtroppo molto presto vedova. Ma è qui che il mistero comincia: quando il fratello del defunto, con cui non aveva rapporti da anni, arriva alla cerimonia funebre e non riconosce la foto posta sull’altare commemorativo: l’uomo ritratto nell’immagine non è suo fratello Daisuke. La donna scioccata allora incarica un fidato avvocato di condurre le indagini per scoprire l’identità dell’uomo che aveva sposato.

Non sarà semplice la ricerca della vera identità di Daisuke Tamaguchi, ma piuttosto dara? vita a un labirinto in cui le vite dei personaggi tendono a confondersi in un puzzle che si modifica in continuazione man mano che nuove informazioni vengono alla luce. L’avvocato scopre l’esistenza di un  mediatore che organizza scambi di documenti tra persone, ma ancora più nel profondo discende la ricerca dei motivi che hanno portato un ragazzo in fuga dall’ombra infamante del padre a cercare dissolvere la propria personalità in quella di un altro uomo. Nel frattempo Rie ed i suoi figli oltre al dolore della perdita devono affrontare la destabilizzante incertezza di non sapere più chi era il marito e padre biologico o acquisito. Alla fine di questo viaggio perturbatore persino lo stesso avvocato, divenuto consapevole che la sua vita non è soddisfacente come sperava, si fa nell’ultima scena solleticare dall’attrattiva del cambio di identità.

 

scena

A Man (2022): scena

 

Aru Otoko - Un Uomo è un affilato e avvincente thriller psicologico e un intenso dramma familiare che riflette con intelligenza sulla duplicità e molteplicità di ogni personalità, suggestivamente raffigurata dal quadro, che appare nell’incipt e nel finale della pellicola, di un uomo di spalle fissa la nuca della sua stessa immagine specchiata. Questa natura sfuggente e mutevole getta un’ombra sui rapporti con gli altri, che non possono mai dire di conoscere veramente una persona, neppure quella apparentemente più intima. L’identità certamente non è un nome, né una posizione o un riconoscimento sociale  da parte degli altri, società o affetti familiari. Il film “ci fa capire meglio come la nostra esistenza sia qualcosa di solo nostro”  è la conclusione di Masataka Kubota, interprete del doppio protagonista, presente in sala a rispondere alle domande del pubblico insieme al regista Kei Ishikawa e all’interprete dell’avvocato Satoshi Tsumabuki.

Le domande poste al  regista Kei Ishikawa vertevano ovviamente sulle sue riflessioni sul tema dell’identità: per l’autore l’essere umano ha varie componenti, ed è da chiedersi se i suoi aspetti debbano essere tutti amati o tutti rifiutati; le identità di ciascuno sono numerose , ma partendo da una sola identità si tende a definire la persona, rigettando ciò che si allontana da quell’unico aspetto.

 

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